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Una famiglia, una fede e tanti sensi di colpa
In quest’ultimo lavoro di Franzen, primo capitolo di una nuova trilogia, è possibile riscontrare quei “marchi di fabbrica” che caratterizzano lo stile dell’autore. A partire dall’incipit, con quel riferimento meteorologico che sembra ricordare l’inizio de “Le correzioni”, quasi a volere anticipare le vicissitudini turbolente della famiglia Hildebrandt protagonista del libro (“Il cielo spezzato dalle querce e dagli olmi spogli di New Prospect era pieno di una promessa umida”).
A seguire la scelta della location, quel midwest della provincia americana – sobborghi di Chicago- a cui Franzen è tanto legato e che rappresenta il cuore del Paese, ideale per fare da sfondo alla storia degli Hildebrandt descrivendo le aspirazioni di una famiglia borghese (forse meno borghese di quella dei Lambert) che cerca di superare le proprie crisi interiori affidandosi a Dio. Perchè se sostanzialmente esiste una colonna portante di tutto il libro questa è rappresentata dalla centralità della fede, dalla ricerca di una nuova spiritualità nel rapporto col Signore necessaria per trovare la forza per espiare i propri peccati, per non soccombere di fronte ad un senso di colpa immanente caratterizzante ogni membro della famiglia, emblema a sua volta di un senso di colpa collettivo, tratto dominante di tutta un’America bigotta.
Proprio per enfatizzare quanto sia importante la dimensione religiosa nella sua opera Franzen intitola il suo libro Crossroads, che rappresenta il nome dato alla comunità della pastorale giovanile della chiesa di New Prospect, luogo di ritrovo per adolescenti in cerca della propria identità spirituale, e che rappresenta altresì il titolo di una canzone degli anni ‘70, epoca di ambientazione del libro. Attorno a Crossroads si sviluppano le sorti degli Hildebrandt, si manifestano i loro disagi interiori, le loro irrequietezze. A partire dal padre, Russ: il pastore della chiesa locale che oltre ad essere in piena crisi matrimoniale e fortemente attratto da una sua parrocchiana, risulta al tempo stesso pieno di rancore e risentimento nei confronti di Rick Ambrose, nuovo leader di Crossroads, colpevole di averlo umiliato e di avergli sottratto la guida spirituale del gruppo (“Lo sa -disse - perché il gruppo si chiama Crossroads? Perché Rick Ambrose pensava che il titolo di una canzone rock potesse coinvolgere i ragazzi”). Russ nel suo stato di malessere spirituale trova “la dolcezza di affidarsi completamente alla misericordia di Dio: di rendersi così solo e spregevole che solamente Dio poteva amarlo”.
Lo stesso malessere, ma con differenti sensi di colpa Franzen li evidenzia nelle vite degli altri membri, tra cui Marion la moglie di Russ, depressa e con un passato troppo ingombrante da confessare persino allo stesso marito, inevitabilmente “ossessionata dal peccato e dalla redenzione”. O ancora nelle pieghe delle vite dei figli di Russ e Marion, in particolare Bechy e Perry, pregni di problemi adolescenziali che apparentemente sembra possano risolversi con la partecipazione al gruppo della pastorale giovanile di Crossroads.
Nella costruzione della storia si ravvisa poi il "colpo di genio" del narratore, attraverso una narrazione che risulta idealmente suddivisa in due macrosezioni. La prima collocata durante l’Avvento, in attesa dell’arrivo del Natale, in quanto l’Epifania del Verbo che si fa carne rappresenta la sola soluzione per portare nella vita dei protagonisti quella luce spirituale necessaria a sgombrare le tante ombre interiori. Una seconda invece spostata in avanti, poco prima della Pasqua, come a sottolineare che la Resurrezione del Signore possa condurre ad una piena redenzione, ad una catarsi, che lo stesso Franzen ci svela solo parzialmente, lasciando aperti diversi interrogativi in attesa dei prossimi libri.
Franzen nel raccontare le vite della famiglia coglie con dovizia chirurgica lo spirito di protesta, di disagio, di crisi degli anni ‘70, nel quale emerge inesorabilmente il fallimento della guerra del Vietnam e l’ingiustizia sociale, evidente nel mandare al fronte poveri e gente di colore. Come peraltro si evince dalle parole di Clem, il figlio maggiore degli Hildebrandt, che sente sulle sue spalle il peso immorale di essere un privilegiato che si sottrae alla leva grazie agli studi universitari (“Ma quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, non ci trovi niente di male nel mandare me al college e lasciare che un ragazzo nero combatta al mio posto in Vietnam”). Di conseguenza le tensioni individuali si mescolano con quelle sociali in un Paese, l’America, che vive quotidianamente i conflitti tra oppressori e oppressi, perché Franzen non dimentica nemmeno il problema delle minoranze dei nativi americani. In questo caso i Navajo, confinati nelle riserve in Arizona e oggetto di attenzioni da parte della comunità religiosa di New Prospect, come se l’organizzazione di un annuale campo presso la riserva possa servire a soffocare il senso di colpa per l’oltraggio compiuto dai bianchi oppressori e conquistatori.
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La tua recensione mi ha molto incuriosito. Non ho letto nulla del famoso autore. Potrebbe esser questo il libro con cui cominciare ?
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