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Storia triste
Questo libro è triste. anche quando ci racconta di cose piacevoli: il nonno e lo zio della protagonista che se ne vanno come ragazzini a impinzarsi di pollo fritto. Mi sembra che su tutto prevalga la nostalgia e il rimpianto. Miki, la protagonista è stata trovata su un letto di alghe ancora neonata. L'ha trovata la sua madre adottiva spinta da qualcosa che le diceva che quel giorno avrebbe incontrato la figlia che non riusciva a concepire. Viene accolta in una famiglia a dir poco bizzarra. Su tutti veglia il nonno: dispensatore di consigli, saggezza e capace di accontentare i desideri. Quello che si desidera in questa famiglia viene sempre esaudito: magari non in modo immediato, magari con fatica, ma arriva sia che si tratti di una maglietta di un gruppo pop sia che si tratti di un figlio. Dopo la scomparsa del nonno, e con l'arrivo di un amico dal passato una serie di avvenimenti bizzarri mettono in discussione il modo di vedere la vita di Miki: nuovi orizzonti si aprono, nuove curiosità e sentimenti che non sapeva che esistessero.
Ribadisco che questo libro è triste: a partire dal modo in cui è descritto il villaggio, alla famiglia, ai rapporti che hanno tra di loro e con i compaesani. Però come in tutti i libri di questa autrice c'è anche poesia: quella che solo le atmosfere del Giappone è in grado di creare e quelle che la penna di Banana è così capace di rendere.