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IL COSTO DEGLI IDEALI
“Il giorno in cui ammazzarono il Txato pioveva. Giorno feriale, grigio, di quelli che sembrano continuare ad allungarsi, in cui tutto è lento, bagnato e la mattina è uguale al pomeriggio. Un giorno normale, con la cima dei monti che circondano il paese coperta dalle nubi. (…)Il Txato non sapeva, come poteva saperlo?, che vedeva oggetti, sbrigava faccende, aveva pensieri per l’ultima volta. Per lui fu l’ultima alba. E per l’ultima volta svolse delle azioni quotidiane. Prese/toccò/guardò cose nel corso dell’ultima mattina della sua vita”.
Il romanzo in lingua spagnola più importante degli ultimi decenni. Patria è un’opera poderosa, notevole sia per il contenuto sia per lo stile. Poco più di 700 pagine, dove la narrazione prosegue per piani temporali che si intersecano e si sovrappongono richiedendo al lettore, soprattutto all’inizio, la massima attenzione.
Il romanzo è ambientato in terra basca, da cui proviene lo stesso Aramburu. L’inizio in medias res, i nomi insoliti dei personaggi, cui non siamo abituati se non conosciamo la cultura basca, sono le difficoltà cui va incontro chi si accinge a leggere il romanzo, insieme al fatto che la storia prosegue su piani temporali diversi: si va avanti e poi si va indietro, poi di nuovo avanti…
Come nei grandi capolavori ad acquerello dove altri dettagli si aggiungono dopo che la prima passata di colore si è asciugata. Verso la fine tutti tasselli tornano e viene fuori un diamante perfetto, il cui prismatico vertice corrisponde all’omicidio del Txato. Questa scena torna più volte nel romanzo: una volta vista dall’io narrante, un’altra volta dal Txato stesso, un’altra ancora da uno dei terroristi. Un libro che cattura per la storia delle due famiglie protagoniste, per i forti personaggi femminili, in particolare le due matriarche Bittori e Miren, per il travaglio dostoevskiano del terrorista Joxe Mari una volta in cella.
Patria è la storia di due famiglie divise e distrutte dall’ETA e dalle vicissitudini della vita, due famiglie amiche, divise da ideali diversi. La famiglia del Txato, piccolo imprenditore nel settore dei trasporti, sposato con Bittori, ucciso dall’ETA, perché aveva smesso di pagare “il contributo volontario” all’organizzazione. La moglie continuerà a parlare con lui seduta sulla sua tomba e, in questa corrispondenza di amorosi sensi, racconterà a lui e a noi dei figli, di Nerea e di Xavier, ciascuno infelice a suo modo.
Patria è la storia della famiglia di Joxian, legata da anni a quella del Txato, composta dal modesto e umile capofamiglia, sua moglie Miren e i tre figli: Aranxa, costretta a quarantaquattro anni sulla sedia rotelle e al silenzio in seguito ad un ictus, Joxe Mari, il prediletto dalla madre, il terrorista che finisce a vent’anni in cella per tutta la vita, e Gorka, il mite e saggio figlio omosessuale.
In questa rosa dove i petali disposti concentrici e a raggiera sono le storie dei vari personaggi, il lettore conoscerà da vicino le sofferenze e i travagli di ognuno, dall’adolescenza all’età matura, ciascuno con le sue ferite, i suoi sogni infranti. I personaggi più forti sono indubbiamente le donne: anche le figlie, Nerea e Aranxa, entrambe con un matrimonio fallito alle spalle, contribuiscono con le loro storie personali alla ricchezza non soltanto “emotiva” del romanzo.
In un intenso dialogo dopo anni di separazione, l’una dirà all’altra:
“Ci sforziamo di dare un senso, una forma, un ordine alla vita, e alla fine la vita fa di noi quello che le va”.
Dinamica la figura del terrorista Joxe Mari, amato ed idolatrato dalla madre, perché eroe della lotta armata e dell’ideale aberzale (patriottico basco) di liberazione: il giovane in cella sconta la propria vita e brucia la propria giovinezza.
“Ti chiedi: ne è valsa la pena? E per tutta risposta uno si ritrova con il silenzio di questi muri, la faccia sempre più vecchia nello specchio, la finestra con il suo pezzettino di cielo che gli ricorda che ci sono vita e uccelli e colori là fuori, per gli altri”.
Unica salvezza sarebbe chiedere perdono a Bittori e alla famiglia del Txato, ma:
Constatò: chiedere perdono richiede più coraggio che sparare, che azionare una bomba. Quelle sono cose che possono fare tutti. Basta essere giovane, ingenuo e avere il sangue caldo. E non era soltanto che ci volevano due palle così per riparare sinceramente, anche se soltanto a parole, alle atrocità commesse.
A completamento dell’opera lo scrittore ha inserito un Glossario dei termini baschi utilizzati nel romanzo.
Patria è il romanzo che parla di vittime, le vittime dell’ETA: uccisi e uccisori, indifferentemente. Tutti i personaggi suscitano empatia nel lettore, con tutti i loro pregi e i loro difetti.
“«L’ETA deve agire senza fermarsi mai. Non ha altra scelta. È da tempo che è caduta nell’automatismo dell’attività cieca. Se non fa danni, non è, non esiste, non svolge nessuna funzione. Questo modo di funzionare mafioso è al di sopra della volontà dei suoi componenti. Nemmeno i suoi capi si possono sottrarre. Sì, va bene, prendono decisioni, ma è solo apparenza. Non possono comunque evitare di prenderle perché la macchina del terrore, una volta che ha preso velocità, non si può fermare”.
Patria ha vinto il Premio Strega europeo 2018 e il Premio Tomasi di Lampedusa. E’ quel libro che non vorresti mai terminare di leggere, è il libro che, concluso, ti manca.
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Commenti
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Ciao,
Manuela
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Un bell'invito alla lettura.