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Tempi uguali e diversi
“ Estate”, ultimo romanzo di una tetralogia dedicata alle stagioni, inserisce una coralità di voci e microstorie in una circolarità di forma e contenuti, viaggio temporale con vista sulla contemporaneità, rappresentazione poetica e iperrealista di un momento tragicomico che ha assunto i contorni fisici e spirituali di un isolamento protratto in un contesto pandemico tuttora incerto e tremendamente vero.
Il tema fondante è la fragilità del presente, in una solitudine non autoimposta, e, di rimando, la capacità di resistere e reinventarsi, in una condizione di insufficienza e isolamento, privilegiando il nutrimento spirituale, l’ arte, la comunicazione, l’ ascolto, il linguaggio, l’ unicità, in una circolarità che origina da un individualismo sadico e fuorviante ma che restituisce storie e contenuti provvidenziali.
Il romanzo esprime voci ed età difformi, scandito da uno sguardo esterno ma non estraneo, collega microstorie a sbalzi temporali con un intento, dare voce a chi voce non ha, denunciare le manchevolezze di una politica che insegue tendenze e pubblico consenso, dimenticando i dimenticati, in un’ adolescenziale rappresentazione di se’ a partire dal buffo primo ministro britannico e dai suoi comportamenti che nulla hanno da spartire con il dramma del presente, un virus da subito sottovalutato e che non concede sconti.
Oltre un presente che si scontra con la forza del virus, e qui l’ autrice spezza una lancia a favore dell’ eroico sistema sanitario spesso dimenticato, non resta che affidarsi al nutriente potere salvifico della parola di cui i molteplici personaggi ne sono espressione suprema.
Una ragazzina a cui piacciono un sacco le parole, consapevole della follia della specie cui appartiene e che vorrebbe salvare il mondo, un intelligentissimo piccolo fan di Einstein, Robert, silenzioso fuorilegge, una madre preoccupata e sola che rivive i giorni della propria giovinezza, quando si riteneva un’ artista, un padre che si è rifatto una vita nella casa accanto, una giovane donna che sta scrivendo un testo sulle parole prima di perdere lei stessa l’ uso della parola, uno smemorato e bizzarro centenario appena uscito dalla guerra che continua a sognare fluttuando tra passato, presente e trapassato, una ex coppia che gestisce un sito web di art in nature, un eroe indesiderato rinchiuso in un campo di detenzione.
Ciascuno vive a suo modo e rimanda una realtà soggettivata, ugualmente importante, in un presente indefinito per lo più insopportabile e contraddittorio, ciascuno è collegato alla vita degli altri, la determina, la modifica, ne è parte integrante, in tempi e modi diversi, anche altrove.
Ecco, allora, brandelli di immagini che arrivano dal passato, le cose cambiano così di colpo da insegnarci che tutto è fragile e che la felicità può andarsene in un soffio, ma forse dovremmo ammettere che viviamo tutti in una prigione aperta.
Il senso, come sempre, sta nell’ avere qualcosa da dire, nell’ ascolto, nella profondità del pensiero, nella relazione con l’altro, fondata sull’ inclusione, ricordando gli errori pregressi, nell’ accogliere un’ umanità pronta a concedersi, stupire, stupirsi.
E allora ritornano i temi già noti, il delirio della Brexit, l’ omologazione alienante, il linguaggio accidioso e belligerante, la socialità banalizzante, una politica corrotta e autoreferenziale, l’ individualismo becero e narcisista, la ghettizzazione e l’ esclusione dell’ altro, l’ ignoranza becera, ma il soffio vitale dell’ esistenza rifugge limiti e confini. E ci si interroga su che cosa stiamo a fare al mondo, per fare un sacco di soldi, per avere un sacco di gente che urla il nostro nome, per difendere il nostro piccolo orticello?
La forza della memoria riporta a un passato di guerra, imprigionati in un campo di prigionia nella stessa nazione che ci aveva accolti in fuga da uno stermino annunciato, una giovane donna nata per l’arte, un genio del nostro tempo che ha calpestato il suolo britannico ( Einstein ), insieme a voci letterarie immortali ( Shakespeare e Dickens ).
Ali Smith si conferma voce fuori dal coro e acuta scrittrice contemporanea in grado di dare forma laddove regna un caos generalizzato. Il romanzo può essere letto e goduto al di fuori della tetralogia, possiede una forte connotazione politica e storica ma anche una profonda essenza letteraria e un sottile sarcasmo.
Le molteplici voci difformi ne miscelano il contenuto, quell’ umanità unita, pensante, gentile, accogliente, nata per amare.
...” ma l’ estate è così, e’ camminare lungo una strada verso il buio e verso la luce proprio allo stesso tempo. Perche’ l’ estate non è soltanto un racconto allegro, perché non può esistere nessun racconto allegro senza l’ oscurità. La più breve ed elusiva di tutte le stagioni, quella che rifugge da tutte le responsabilità, perché l’ estate fugge e non ve ne resta in mano nulla se non pezzetti, frammenti, momenti, lampo di memoria delle cosiddette, o immaginarie, estati perfette, quelle estati che non sono mai esistite “....
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L'autrice e la tetralogia 'delle stagioni' m'interessano molto.