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incantamenti
La sensazione dominante, già dalle prime pagine, è di varcare una porta del tempo.
Nel cuore di Yamato (antico nome del Giappone) è un grimaldello, un accesso alla cultura e alle tradizioni di questo paese. Alle sue ferite, ai suoi dilemmi, alle radici antiche dei suoi costumi così lontani da quelli occidentali.
Un romanzo corale, magnetico, ricco di "incantamenti".
Il libro è composto da cinque romanzi brevi (definirli racconti sarebbe riduttivo), ciascuno con un titolo e una copertina: un'immagine di un animale o di un fiore, fortemente connessi alla storia narrata e alle simbologie giapponesi. Come, del resto, è significativa l'immagine della libellula riportata in copertina.
Le voci narranti danno il titolo alle singole sezioni.
La particolarità di una simile struttura narrativa, risiede non tanto nel collegamento tra le cinque storie (abbastanza frequente nei libri frazionati in racconti "autonomi"), piuttosto nella capacità di offrire differenti punti di vista dello stesso segmento di vita. Il filo che lega le storie è certamente rappresentato dai loro protagonisti ma, anche delle porzioni di vita che essi ripercorrono. Gli stessi fatti privati, osservati e analizzati da differenti angoli visuali, quasi si volesse focalizzare l'attenzione del lettore su come sia caparbiamente soggettiva ogni valutazione e riflessione sulla vita, la propria e quella degli altri.
Ma ridurre il romanzo ad una miscellanea di frazioni di esistenze, sic et simpliciter, sarebbe oltremodo minimizzante.
L'arco temporale coperto, dalla fine del secondo conflitto mondiale fino agli anni 2000, consente di affrontare molteplici aspetti della storia di questo paese così lontano da noi e così seduttivo.
I bombardamenti, ben oltre i luoghi dell'atomica, hanno interessato città anche meno conosciute; il dramma dei deportati in Siberia, la grave crisi economica post bellica a anche quella più recente che attiene ai rapporti con gli USA.
Tutte le vite che costellano il libro sono attraversate da uno o più di questi eventi. Ne sono condizionate, salvo poi la soggettiva modalità di affrontarli e superarli o lasciarsene schiacciare.
Eppure c'è ancora tanto altro nelle narrazione di Aki Shimazaki. Perché il Giappone è un paese composito e sfaccettato ma sempre fortemente legato a tradizioni antichissime e ancora radicate nel suo popolo. E così, attraverso lo snodo di questa interessante poligenia, è aperto al lettore un mondo ancestrale che mai indietreggia di fronte al l'avanzare della modernità. Un universo magico e misterioso.
L'amore è il fulcro delle storie. Amore inteso in tutte le sue possibili declinazioni: di coppia, filiale; quello tra genitori e per i figli, per la famiglia in senso lato; quello per la natura e per la bellezza; la dedizione al lavoro; l'amore incondizionato per il proprio paese e la propria gente, il senso autentico di appartenenza, il sentirsi realmente parte della collettività. E in questo variegato coacervo, ci si imbatte nella tradizione degli incontri combinati in vista del matrimonio (miai), nel senso di responsabilità verso la famiglia, nel valore dell'istruzione, nella simbologia dei fiori e degli animali; nell'arte dell'ikebana. Ogni cosa ha il suo senso, il suo significato nel contesto di questa società così ricca di fascinazioni.
Inutile ogni anticipazione sulle storie e i loro incastri. Scoprire ogni cosa leggendo è una parte della seduzione di questo libro.
La scrittura (traduzione dal francese) è semplice, elegante, poetica. Mai eccessiva o trasbordante. Essenziale ed efficace, accompagna la narrazione con dolcezza senza mai essere stucchevole.
Ho scoperto Aki Shimazaki con questo romanzo e correrò in libreria ad acquistare tutti gli altri.
L. F.