Dettagli Recensione
ON THE ROAD LAPPONE
Questa storia comincia in maniera molto coinvolgente per poi appiattirsi e anche se la scrittura indica staticità e sembra essere molto rotativa, (che gira su se stessa come un uroboro scandinavo), in realtà di avvenimenti ne avvengono e ci ritroviamo immersi in un On the road finnico che va di qua e va di là senza grossi picchi di emotività ma con un grigio umorismo particolare. C’è umorismo, molto umorismo, un umorismo finnico che non conosciamo ma che in alcuni momenti spiazza con personaggi e storie un po’ fuori dal romanzo che potrebbero fare storia a sè, sembrano storie di bar sport di Benni che ci fa provare quel surreale divertente, immersivo pieno di storie e personaggi fuori da tutto. Storie che spezzano ma che non prendono il volo lasciandoci con la bocca amara. La prima parte mi ha intrigato devo ammetterlo, nella seconda ho un po’ faticato sia perché ha lasciato personaggi un po’ per strada (addirittura un protagonista sparito nel nulla e poi riapparso) e dinamiche risolte un po’ alla svelta. Dico questo non perché il libro non mi sia piaciuto ma per analizzarlo negli elementi che me lo hanno reso un po’ ostico. In Finlandia ci sono stato anche se per un giorno, in Scandinavia ho girato un po’ e l’unica cosa che ho capito è che la Finlandia è un mondo a parte, sono diversi. Hanno sicuramente un modo di scrivere, e un modo di comicità tutto loro. Parlo in maniera superficiale ovviamente, nella mia breve esperienza e nella mia totale ignoranza dell’arte scandinava tranne che per Bergman, Trier, Refn (alcuni dei miei registi preferiti ma non sono finnici) e qualche dipinto. Già dai dipinti si nota tutta la sofferenza nel vivere in quelle lande: buie, senza sole (fondamentale per l’umore), senza speranza e molto dure. Quella sofferenza che li ha sempre contraddistinti e che forse è difficile da comprendere per noi europei del sud. Come un dipinto di Lars Hertervig che letteralmente fa collassare la natura su se stessa, che all’inizio ti dà una parvenza di stabilità ma che si intravede che tutto collasserà su stesso e che si ritornerà a quello stato di caos, depressione, follia. Lo scrittore finnico nel romanzo invece danza con la morte (una sorta di danza a non farsi prendere) e la schiva, non l’abbraccia, non ne fa percepire la presenza allontanandola sempre di più per dare speranza e per non darle importanza visto che il suo popolo tende spesso ad essere un tutto uno con essa. La natura è amica, tutto quello che ricorda il paesaggio finlandese è salvezza e sicurezza. La natura è importante. Ci mostra cosa è importante per lui, secondo le sue esperienze. Sono vari modi di approcciarsi al tutto. Il modo di scrivere è personale e nella traduzione si perderà ancora di più quindi chissà; non conoscendo altri autori non posso confrontare. Il libro in definitiva mi è piaciuto ed è sicuramente particolare. Molti episodi mi hanno divertito e molte scene di questi errabondi in giro per l’Europa mi hanno colpito, non posso negarlo. Affrontare questo problema in Finlandia penso sia della massima importanza con qualunque mezzo e qualsiasi espressione. IL modo è personale. Penso sia comunque un libro da leggere con una storia particolare e con storie di supporto notevoli. Non è molto scorrevole ed ha uno stile che non ti trascina ma ha comunque un valore e ha comunque molto da dire. Piaciuto ma con delle riserve.