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Trilogia della città di K.
 
Trilogia della città di K. 2021-10-29 08:47:12 andrea70
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    29 Ottobre, 2021
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Gioco di specchi nel dolore

Togliete ai bambini lo scudo dell'innocenza e costringeteli ad imitare gli adulti per sopravvivere ed avrete distrutto l'uomo che saranno.
In un luogo volutamente indefinito sia a livello temporale che geografico, la città di K, imperversa la guerra.
I due gemelli di cui nella prima parte non conosciamo neanche il nome, vengono lasciati dalla madre in difficoltà presso la nonna materna, una vecchia megera arida, avara e fondamentalmente cattiva, non a caso per tutti è "la strega, sospettata di aver assassinato il marito anni prima.
Qui non ricevendo affetto ma costretti a dare per avere anche solo da mangiare, trattati come piccoli adulti, si comportano come tali, inquietanti le giornate a tema: esercizio di digiuno per abituarsi ai morsi della fame, esercizio di crudeltà e via discorrendo, tutto per non essere impreparati di fronte a nessun dolore e a nessuna privazione. I bambini imparano presto che tutto è corrotto e corruttibile, che non c'è nulla che non si possa ottenere senza la giusta dose di determinazione e dove non si arriva con la ragione c'è la violenza.
La prima parte del romanzo è come una secchiata di acqua gelata nella schiena, dura, violenta, l'autrice non ci risparmia niente delle violenze fisiche e morali a cui è sottoposta un'infanzia violata fuori e dentro il focolare domestico .
Inquietante l'"io" narrante che è sempre un "noi" al plurare, i gemelli vivono tutto in simbiosi e affrontano ogni crudeltà a cui assistono senza alcuna empatia, come accadimenti ineluttabili. Le pagine sulla tragica morte della madre e il nulla emotivo che ne consegue sono a dir poco scioccanti.
E' un libro dove è tangibile non l'assenza dell'amore ma la lotta quotidiana per far breccia tra le pietre dell'odio, della prevaricazione del più debole, del diverso.
Abbiamo una carrellata di personaggi sofferenti e tristi, imbruttiti dalla guerra e dalle miserie della vita, il vissuto sfocia spesso in un sesso malsano, triviale, volgare, un istinto quasi animale. Ci si vive accanto ma non si riesce a fidarsi e costruire qualcosa di duraturo e chi rimane ancorato ad un sentimento (per il marito perito al fronte ) è ugualmente un alieno solo e infelice.
Non mancano i gesti di generosità e d'amore, nella seconda parte scopriamo i nomi dei ragazzi che si erano separati in modo asettico e impersonale alla fine della prima parte.
Uno dei due va all'estero e l'altro, Lucas, si prende cura del figlio deformedi una ragazza incestuosa e lo ama come può il suo cuore a metà , ferito e che non sa definire l'amore . Questa è una parte importante , meno violenta, l'autrice dissemina indizi che ci aiuteranno a dipanare i dubbi che fa insorgere la terza parte in cui il fratello Claus (anagramma di Lucas) ritorna alla città natale per reincontrare il fratello e viene da questi disconosciuto. Con vari flshback viene narrata una vicenda dei ragazzi diversa da quella raccontata nella prima parte e che potrebbe confondere il lettore ma in realtà spiega cosa è realmente accaduto, non a negare il racconto iniziale ma a dargli la giusta prospettiva : forse una realtà distorta, dove la follia e l'immaginazione sono state solo un rifugio da una realtà troppo terribile per essere accettata ?.
E da bambini senza amore si diventa adulti che non credono nella vita e negli altri e vedono la morte come uno stato più auspicabile dell'essere una sorta di apolide non solo geograficamente ma anche dell'amore.
Crudo, duro, spietato, ingegnoso nella costruzione, si legge d'un fiato con la stessa veemenza che trasmette.

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Commenti

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Notevole recensione, Andrea. Il tuo incipit è folgorante.
Un libro che m'incuriosisce ma pare di inusitata durezza. Dovrei averlo comunque già presente in lista.
Si duro e con una certa crudezza di particolari soprattutto nella prima parte. Se poi i destinatari sono i bambini la cosa è ancora più difficile da sostenere. Ma merita una lettura.
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