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Una specie di incubo
Una donna ricorda "la storia dell'ultimo giorno in cui Lagos venne per l'ultima volta a trovarmi e mi spogliò di tutti i miei beni" .
E' da due decenni che non si vedono; ora lei ha 45 anni, lui oltre 50.
I due si amavano, ma finì che lui invece sposò la sorella.
Di quest'uomo emerge un ritratto assai inquietante : "una spiccata tendenza alle fantasticherie più strampalate, il bisogno (...) di snocciolare una frottola dopo l'altra"; "si rallegrava e si disprezzava sempre con il massimo impegno, ma in realtà non sentiva mai nulla" ; inoltre, un grande approfittatore, un teatrale pagliaccio, un incredibile truffatore. Un caso clinico?
Inspiegabilmente, "gli amori infelici non finiscono mai".
La scrittura è bella, ma questo è l'unico elemento positivo che vi ho trovato.
Marai è fra i miei autori preferiti, ma di questa lettura ho avvertito essenzialmente un senso di sgradevolezza.
La cupezza del ritmo da tragedia greca non raggiunge di quest'ultima l'emblema simbolico conferito dalla classicità.
Il progressivo scostarsi dalla realtà plausibile fa sì che la narrazione diventi sempre meno convincente. Personaggi e situazioni mi son parsi inverosimili e artificiosi.
A questo punto mi aspettavo il colpo di genio finale. Invece, niente.
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Anch'io amo la scrittura di Marai. Ho anche riletto alcuni libri, in modo spesso proficuo come "La sorella" che si è rivelato un vero capolavoro.
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