Dettagli Recensione
Meraviglioso
Grandissimo romanzo storico che narra dell'assedio di Stalingrado da parte delle truppe tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale.
E' come scalare una ripida e altissima montagna, Grossman da buon scrittore russo non disdegna una precisione nella descrizione di situazioni anche apparentemente banali che rendono ogni dialogo una pietra d'angolo nella costruzione del suo teorema : entrambe le fazioni in lotta perseguono un fine che non è il bene dell'individuo.
Ci sono passaggi che rischiano di diventare un pò noiosi e si fa fatica a capire nell'immediato il senso di certa polemica, soprattutto il numero dei personaggi è enorme il che rende difficile seguire le vicende come siamo abituati a fare in un romanzo e forse qui sta il segreto: leggerlo come un'opera di più ampio respiro, una sorta di cronaca dal fronte e dalla strada (l'autore visse di persona queste vicende come cronista di guerra per una rivista russa) e lasciarsi trasportare da quello che percepisce il nostro sentimento, perchè alla fine la guerra è un contorno, la vera protagonista è l'anima dell'uomo.
Grossman descrive la vita al fronte e nelle case in una Stalingrado posta sotto assedio, le rivalità tra i vari ruoli gerarchici dell'esercito , la paura incombente di dire anche solo la parola sbagliata in una società vessata dalla delazione e dalle relative purghe dei presunti traditori dell'ideologia (vedi le purghe del 1937 ripetutamente citate dai protagonisti come spauracchio).
I cittadini comuni affrontano angherie di ogni tipo, oltre a quelle classiche della guerra si aggiungono quelle di uno stato che sembra una enorme macchina cervellotica e ottusa.
Grossman finisce per appaiare i crimini dei lager nazisti con quelli dei gulag sovietici, due diverse ragioni per annullare la dignità di un uomo.
"Aveva finalmente capito la differenza tra vivere ed esistere. Aveva finito di vivere, ma continuava a esistere. E per quanto si trattasse di un’esistenza penosa e insignificante, il pensiero di una morte violenta la terrorizzava."
Libro in origine censurato dal regime sovietico (venne pubblicato solo nel 1980) per il modo netto in cui metteva in risalto le contraddizione di un sistema-stato che combatteva un fanatismo razziale (quello nazista) per attuarne però uno sociale e politico. Ciò che è bene per il partito è bene per il cittadino.
La penna di Grossman è maestosa e toccante e riesce a disegnare con le parole traiettorie indimenticabili per descrivere la follia delle ideologie estreme.
"....tutto questo ha dimostrato l'inestirpabilità della tensione alla libertà caratteristica dell'uomo.
E' stata repressa, ma esiste.
L'uomo ridotto in schiavitù diventa schiavo per necessità, contro la sua natura.
La naturale tensione dell'uomo alla libertà non è sradicabile, la si può reprimere, ma non la si può annientare.
Il totalitarismo non può fare a meno della violenza.
Se lo facesse, perirebbe.
L'eterna, ininterrotta violenza, diretta o mascherata, è la base del suo potere.
L'uomo non rinuncia volontariamente alla libertà.
In questa conclusione è racchiusa la luce del nostro tempo, la luce del futuro."
Su un'unico piano temporale Grossman passa dalle trincee assediate dai tedeschi, ai salotti degli intellettuali e alle loro beghe accademiche legate a doppio filo con la politica, alle discussioni filosofiche sulla difficoltà dell'uomo di far corrispondere teoria e pratica, ai lager nazisti ai gulag sovietici , alle case fredde di chi ha perso tutto tranne che il coraggio di andare avanti amando ciò che rimane, struggente la lettera di una madre deportata al figlio negli ultimi giorni di vita.
Il romanzo di Grossman è una denuncia del nazionalsocialismo, dell'antisemitismo, dell'ipocrisia cieca del potere, il racconto di un popolo che, come scriverà l'autore, in millenni ha visto di tutto:
formidabili vittorie militari, grandiosi cantieri, nuove città, dighe, possenti trattori e grattacieli ma mai la libertà.
Terribile la descrizione dei campi di sterminio nazista ma soprattutto la sensibilità con cui l'autore racconta alcuni momenti dei prigionieri e la tragica separazione tra familiari. Grossman non si limita alla pietà per gli oppressi ma analizza la vigliaccheria degli oppressori e soprattutto di chi non ha avuto il coraggio di scegliere nascondendosi dietro il mostro di uno stato nazista o il destino.
"Il destino guida l'uomo, ma l'uomo va perché così vuole, e sarebbe libero di non volere."
Le pagine sulla spiegazione dell'evolversi dell'antisemitismo secondo Grossman sono alta letteratura.
Credo di essermi perso qualcosa perchè un romanzo del genere richiede anche una certa competenza "storica" e politica (che non ho) per apprezzare fino in fondo tutti i riferimenti e la sottile ironia dell'autore :"E quali sarebbero i limiti dell'esercito sovietico ? Domandò Sokolov...Beh se non altro che molti di quelli che ora potrebbero combattere si trovano in galera, osservò Mad'jarov..." ma ho colto il messaggio e apprezzato la straordinarietà dell'opera perchè concetti come la libertà e la lotta all'odio razziale sono, anzi dovrebbero, essere un anelito che vive in ogni uomo.
"L'unione fra gli uomini, il suo significato, è determinato solo dall'obiettivo di conquistare il diritto di essere diversi, persone a se stanti, particolari,
di avere sentimenti diseguali, pensare a vivere ciascuno a modo proprio.
Per conquistare questo diritto, o difenderlo o allargarlo, le persone si riuniscono.
E allora si crea un pregiudizio orrendo ma potente: in questa unione in nome della razza, di Dio, del partito, dello Stato, si identifica il senso della vita e non un mezzo.
No, no e no! Nell'uomo, nella sua timida unicità, nel suo diritto a tale unicità consiste il solo, vero, eterno significato della lotta per la vita.
L'uguaglianza ed il merito vivevano su questa scarpata di argilla coperta di sangue."
Parole di 60 anni fa ma ancora attuali e profondamente vere. Applausi....
Impegnativo e stupendo. Difficile trovare aggettivi sufficientemente esaustivi e celebrativi della grandezza di quest'opera.
Un Capolavoro assoluto di un autore di straordinaria sensibilità, lo metto alla pari de "I Miserabili" di Hugo.
Armatevi ...ma di coraggio, e leggetelo, ne vale la pena: concedetegli il tempo di arrivarvi nel profondo, pagina dopo pagina, riflessione dopo riflessione, concedetevi una lettura che non è facile
ma è sale e olio e zucchero sulla vostra tavola della vita di ogni giorno.
Sono sorpreso di come ancora oggi una simile meraviglia letteraria sia così poco conosciuta e celebrata.
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Commenti
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Anch'io ho trovato non facili alcuni passaggi; di fronte a simili livelli di profondità e sensibilità, comunque la valutazione d'insieme deve attestare l'eccellenza.