Dettagli Recensione
Entrò nella mia vita per non uscirne più
Konradin von Hohenfels è un ragazzo di famiglia nobile che si aggrega alla classe di Hans Scwarz, un ragazzo proveniente da una famiglia ebraica. Dal primo momento che i due passano insieme ha inizio una storia d’amicizia destinata a durare nel tempo, nonostante gli avvenimenti poco piacevoli del 1932, anno in cui si svolge la storia, nonché l'anno che precede l'avvento del nazionalsocialismo.
Ho apprezzato questo libro perché l’ho trovato molto leggero: la trama non è lunga e si riesce a seguire bene. I personaggi sono pochi e delineati, anche quelli che non si vedono ma di cui si parla. Inoltre emergono bene le differenze caratteriali dei due protagonisti, con i pensieri e le preoccupazioni di essere un sedicenne.
Lo stile è semplice: la storia è raccontata in prima persona da Hans e nonostante gli avvenimenti all’interno del racconto non siano molti, vengono narrati bene anche attraverso le descrizioni di paesaggi e città. I dialoghi presenti sono pochi e avvengono perlopiù tra lui e Konradin, scelta che ho apprezzato poiché in essi vi ho trovato il senso di questo libro.
Personalmente è un libro che consiglio perché lo si legge rapidamente, complice il numero esiguo di pagine, ed è inoltre un bel racconto di amicizia in crescendo tra due ragazzi di origini differenti, che raggiunge il culmine nelle ultime righe del racconto. Sono incuriosito da ciò che ha riservato l’autore nel sequel di questo libro.
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Mi stupisco che i due brevi romanzi non siano sempre abbinati in uno stesso volume, perché penso siano così strettamente complementari da essere quasi indivisibili.