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NOTHOMB STRARIPANTE
Dove la peculiare scrittura di Nothomb trova la sua massima espressione in testi quali “Cosmetica del nemico” e “Le catilenarie”, in “Sete” risulta poco efficace. Il sarcasmo, la sagacia, l’irriverenza, i vocaboli ricercati, le battute colpo su colpo propri di Nothomb aderiscono perfettamente a protagonisti nati dalla sua stessa penna, tipizzandoli in modo magistrale. In bocca a Gesù Cristo, invece, lo stesso eloquio risulta stonato, poco convincente e voce e personaggio non riescono mai a sovrapporsi. Risultato: a parlare è sempre e solo Nothomb.
Vero è che la sfida era ardua, ma ha un precedente riuscito in Saramago. Lo stile del portoghese, seppur anch’esso personalissimo, risulta calzare meglio indosso a Gesù Cristo, forse perché più compassato, remoto. Ad ogni modo, Saramago ha saputo reinventare questo personaggio, mettergli in bocca parole audaci, blasfeme, senza però mai tradirne la figura o sostituirsi ad essa, in una sintesi autore-protagonista originale e alla fine ben riuscita.