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Holden come un adolescente di oggi
J. D. Salinger, all'anagrafe Jerome David Salinger è stato uno scrittore statunitense.
È divenuto celebre per aver scritto “Il giovane Holden” , romanzo di formazione che ha riscosso un'enorme popolarità fin dalla sua pubblicazione, nel 1951, per poi divenire un classico della letteratura americana.
Una curiosità che ho letto alla fine di questo libro è sul titolo, il vero titolo in inglese non è “The young Holden” come dovrebbe essere con una traduzione letterale del nostro conosciuto “Il giovane Holden”, ma è “The catcher in the rye” che è intraducibile: deriva dalla famosa canzone scozzese di Robert Burns che il giovane Holden Caulfield sente cantare da un bambino per la strada. Però ogni parola di questo titolo ha più di un’unica traduzione e perciò esso evoca molte immagini nelle menti dei lettori, perciò hanno deciso di tradurre questo titolo con “Il giovane Holden”, personaggio ormai famoso e proverbiale negli Stati Uniti.
Inoltre, mi era sorta una domanda durante la lettura, la copertina del libro che ho preso in biblioteca è totalmente bianca con su scritto solo il titolo e l’autore. Inizialmente pensavo fosse un semplice caso ma quando sono andata a cercare il motivo per saziare la mia curiosità, ho scoperto una cosa molto interessante: Salinger desiderava che il libro venisse scelto per il contenuto e non per la copertina, per cui chiese all’editore che facesse uscire il libro con la copertina completamente bianca , ad eccezione del titolo e del suo nome. Infatti anche la copertina dell’edizione italiana Einaudi in mio possesso, è bianca e non riporta neanche la trama o la biografia dell’autore.
“Se davvero volete sentirne parlare, la prima cosa che vorrete sapere sarà dove sono nato, e che schifo di infanzia ho avuto, e cosa facevano e non facevano i miei genitori prima che nascessi, e altre stronzate alla David Copperfield, ma a me non va di entrare nei dettagli, se proprio volete la verità”. Questa è la semplice e pura introduzione del “Giovane Holden” di J.D.Salinger che come dice il titolo parla di Holden. Si può capire immediatamente come al narratore non si possa imporre niente, neppure come scrivere un libro.
Il protagonista è Holden Caulfield un giovane in piena fase adolescenziale in cui mette in dubbio tutto ciò che fino a questo momento era considerato di base e scontato. Specialmente si vede la differenza tra due tipi di ragazzi: ci sono quelli a cui non piace rischiare e preferiscono rimanere nascosti nella mentalità da “bambino” che si lascia guidare dal gregge e non mette in dubbio niente e nessuno per rimanere al sicuro, magari avendo paura delle cose incerte, un esempio sono: Akley o Stradlater. E poi c’è Holden, che rappresenta l’altro tipo di ragazzi: quelli che non hanno paura di rischiare, che provano divertimento nell’andare contro corrente tentando di risolvere i problemi che riscontrano o hanno riscontrato nella vita e ritrovare il mondo sicuro e tranquillo a cui erano abituati da bambini. Ovviamente queste sono solo supposizioni ideate da me durante la lettura del libro.
Inoltre mi ha veramente affascinato il carattere del narratore, così sicuro di sé ma allo stesso tempo insicuro. In particolare vorrei sottolineare vari capitoli centrali del romanzo, in cui Holden si trova solo, nel mondo degli adulti, aveva abbandonato tutto ciò che fino a quel momento era la sua vita: la scuola, anche se non molto amata, gli amici, a cui dopotutto si era affezionato anche se ci sono voluti molti giorni prima che anche lui lo ammettesse, la famiglia da cui voleva stare lontano per molti giorni per prendersi una pausa. Proprio in quei giorni lui ha sottolineato numerose volte la sensazione di sentirsi solo, senza nessuno a cui chiedere aiuto o a cui semplicemente aggrapparsi in caso di bisogno. Queste emozioni le provano tutti gli adolescenti chi più, come Caulfield, chi meno, come gli incontri nella Pencey, e noi ragazzi del XXI secolo non siamo un’eccezione, anzi se voglio essere del tutto sincera a causa di questo periodo di crisi in cui non abbiamo potuto far assolutamente niente di normale, queste sensazioni sono aumentate in modo vertiginoso. Nonostante sapessimo di poter contare sull’appoggio della famiglia non ne abbiamo usufruito perché non ci accorgevamo di avere questa opportunità perché ci sentivamo sempre incompresi come anche Holden, penso che sia questo il motivo per cui quando Pheobe gli chiese perché si era fatto cacciare anche dalla Pencey lui non volle spiegarle il motivo. Noi ragazzi abbiamo “sfogato” la nostra solitudine in vari modi, chi si è chiuso in se stesso in modo molto pericoloso, chi ha sofferto persino fisicamente queste ansie, il giovane protagonista non è da meno, anche lui come noi si è sfogato sull’alcol e sul fumo.
Mi è piaciuto molto questa storia, in particolare perché mi sono rispecchiata nel modo di pensare di Holden, anch’io sono una persona che mette tutto in discussione, non capendo immediatamente ciò che pensano gli adulti e a volte anche a me sembra che ovunque mi volti ci siano solo persone ipocrite, come piace ricordare frequentemente al narratore.
Il lessico del romanzo è molto colloquiale che si addice particolarmente a questo libro a causa del narratore che essendo adolescente parla quotidianamente con questo lessico e quindi ti senti quasi all’interno della mente di Holden Caulfield.
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