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Il fabbricante di sogni
Pakistan, in un villaggio sperduto Muridke, ai giorni nostri, vive Iqbal, un bambino come tanti altri strappato crudelmente all’infanzia per lavorare in una fabbrica di tappeti. Sembrerebbe una delle tante sorti che toccano tristemente a quei bambini dall’infanzia negata che schiavi sopravvivono tra crudeltà inaudite e patimenti di fame e di violenza fisica. Iqbal bambino dalla mente sveglia e precocemente invecchiato non si rassegna alla perdita della libertà e in uno dei suoi tentativi di fuga incontrerà fortunosamente Ehsan, il fondatore del Bonded Labour Liberation Front. Verrà a sapere che il lavoro schiavizzato in Pakistan è illegale, nessuno può obbligare i bambini a lavorare nelle fabbriche, né nelle fornaci di mattoni…Parole come schiavitù e libertà entrano nel cuore di Iqbal che con l’aiuto dell’organizzazione libererà tanti innocenti (Ogni bimbo salvato è un passo in avanti), resi schiavi da padroni senza scrupoli con la scusa di saldare debiti contratti dalle famiglie, debiti che mai sarebbero finiti…Una febbre divorante che non l’abbandona lo porterà a correre rischi e pericoli, Iqbal lotterà con tutte le sue piccole forze focalizzando l’attenzione internazionale sul tema del lavoro schiavizzato, in quanto l’opinione pubblica non è informata, come l’industria degli articoli sportivi nel Terzo mondo, uno dei maggiori datori di lavoro per gli schiavi. Diventerà un eroe e come tutti gli eroi avrà vita breve, ma l’epilogo lo lascio al lettore. E’ una storia commossa e commovente, il tema trattato è a noi occidentali sì conosciuto, ma lontano nello spazio. Lo stile è semplice e lineare, l’autore usa un’espressione linguistica umile ed immediata aderente ai personaggi di cui narra le vicissitudini, per cui anche se fa bene la lettura agli adulti è, precipuamente, rivolto ad un pubblico di ragazzi.