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Tra dramma e ironia
Ardenne, un antico castello, una famiglia con un titolo nobiliare quale quello di “conte”. A voler essere precisi siamo nelle Ardenne belghe e il conte in questione è un conte decaduto, Henri Neville, che è costretto a fare i conti con un destino inatteso e al contempo con un omicidio.
Eh sì, perché leggendo le pagine de “Il delitto del Conte Neville” la prima consapevolezza che sopraggiunge al lettore è quella di trovarsi di fronte a un giallo atipico nelle sue sfumature e nei suoi colori. A far da padrone tra queste pagine, inoltre, è il conflitto tra morale e dovere in relazione con profezie nefaste e situazioni familiari tutt’altro che semplici. Neville è costretto ad occuparsi del ricevimento che si terrà presso la propria abitazione prima di abbandonarla definitivamente a causa delle difficoltà economiche che hanno costretto alla vendita del castello. Ovviamente non può prendere nemmeno alla leggera quella premonizione che pur sempre tale è! Dunque ecco che la ricerca del soggetto da fucilare ha inizio. Il candidato non può essere uno a caso, deve essere selezionato con cura e dovizia!
Neville deve tirarsi fuori dall’impasse in cui si trova e nessuno potrà ostacolarlo, nemmeno Sérieuse, diciassettenne sua terzogenita disposta a offrirsi in sacrificio per semplificare l’arduo compito del padre.
“(…) vide intrufolarsi Sérieuse con aria imbronciata. Le parlò in cuor suo:”Tutti sono felici qui, tutti si godono la festa, non hai che da esserci, ma no, a te questo non basta, devi soffrire e la tua sofferenza finisce per cancellare il resto”.
Il tutto con una penna pungente e precisa, rapida e coinvolgente come solo Amélie sa destinare. Battuta dopo battuta il lettore è coinvolto in uno scritto diverso rispetto a quelli a cui la donna ci ha abituati, è condotto sino a un epilogo che spiazza ed è chiamato a interrogarsi, nuovamente, sulla componente filosofica ivi intrisa.
Ad avvalorare ulteriormente la lettura, riferimenti alla letteratura classica e un inconfondibile humor.