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Cavolo
«Mi trasmetteva il calore del suo corpo e mi dava la pace di cui avevo bisogno. I gatti sono qualcos di fantastico. Ti ignorano per la maggior parte del tempo, ma quando percepiscono che stai davvero male si avvicinano senza fiatare.»
Cosa decidere di fare di fronte alla consapevolezza che oggi, l’oggi che stiamo vivendo, è l’ultimo oggi che vivremo? Che dopo questa giornata alcun altro giorno si alzerà per noi? Che non abbiamo più possibilità alcuna di vivere e convivere con i nostri affetti ma anche con i nostri scheletri nell’armadio? E cosa decidere di fare se innanzi a noi si palesasse il signore oscuro degli inferi assicurandoci ogni giorno un nuovo giorno di vita semplicemente facendo scomparire qualcosa? Un giorno di vita per un qualcosa di scomparso, un baratto conveniente, a suo dire.
Questo è ciò che accade al nostro protagonista, giovane uomo a cui è stato diagnosticato un male incurabile al cervello, di professione postino e che vive in simbiosi con Cavolo, il gatto ereditato a seguito della morte della madre. Di fronte alla tristezza in cui viene catapultato inizia a scrivere una sorta di diario-testamento che racchiude la propria esistenza e il proprio vissuto. Un buon modo, se così vogliamo dire, per esorcizzare quel che sta accadendo e assicurarsi una seppur minima via di fuga dall’inevitabile.
Ed ecco che comincia a immaginare cosa accadrebbe se iniziassero a scomparire telefoni, film, orologi (come scandire il tempo se il tempo non esiste più essendo diventato un qualcosa di indeterminato e indeterminabile?), il cioccolato (ok, il cioccolato no!), e via dicendo. Man mano che analizzerà la scomparsa di ciascuno di questi elementi arriverà alla consapevolezza di quell’ultimo e doloroso numero da chiamare.
Ma si può davvero rinunciare a qualche oggetto perché “meno prezioso”? Esistono davvero oggetti meno preziosi? Se esistono hanno una loro ragione d’essere, delineano un loro perché. Il bisogno egoistico del singolo che decide per l’eliminazione dell’uno o dell’altro si ripercuote inevitabilmente su tutta quella collettività che attorno a quell’oggetto ha costruito il proprio vivere. E questo vale anche per gli animali quali Cavolo che, nel suo piccolo, rievoca l’idea materna e porta a interrogare su questo significato più recondito.
«Ci rendiamo conto che qualcosa era importante solo dopo averla perduta.»
Un racconto fluido, vivido, cristallino e vivace che tocca tematiche importanti che vanno dalla malattia, alla fatalità, al sopravvivere, ai rapporti umani, ai legami umani e con la famiglia, al rimorso, al rimpianto, alla possibilità di porre rimedio a quanto è stato a favore di quello che potrebbe essere. Un titolo da leggere un poco alla volta per assimilare ogni perdita, per non essere stancati dall’impostazione narrativa che può risultare quasi un elenco e dunque rischiare di sfiancare e per riflettere su ogni importanza, un titolo da gustare e intriso di tanta tanta filosofia e magnetismo.
«Grazie a lui ho capito che le emozioni nascono nel momento in cui le persone parlano di qualcosa che amano veramente e con tutto il cuore, a prescindere da quale sia l’oggetto del loro amore.»
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Commenti
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Che bella recensione, Maria! Poi, se si parla di mici, chi meglio di te?... :DDD