Dettagli Recensione
La volontà e i sogni muovono il mondo
“Oh, che meraviglia è vivere e inventare!”
“Memoriale del convento” è il libro più bello da me letto finora quest’anno. Me ne sono accorta ben prima di terminarlo, come succede a quei libri che ti catturano: più si avvicina la fine del libro e più cadi nell’angoscia della domanda”…e adesso cosa potrà sostituirlo?”.
Sono di fronte ad una lettura dalla grandezza irripetibile. Già “Cecità” era stata una rivelazione, con quest’altro romanzo Saramago, non a caso Premio Nobel 1998, diventa uno dei miei autori preferiti, del cuore.
E’ un romanzo storico, con personaggi e luoghi veramente esistiti: il convento di Mafra, la costruzione del quale è il pernio attorno a cui ruotano le vicende principali, il musicista Domenico Scarlatti, Giovanni V di Portogallo, padre Bartolomeu Lourenço de Gusmao, che inventò prima dei fratelli francesi Montgolfier una macchina aerostatica.
È un romanzo ricchissimo di tematiche, di descrizioni, di enumerazioni di nomi di chiese, di santi, di dialoghi/monologhi/flussi di coscienza senza la punteggiatura canonica. Meravigliosa ricostruzione di un ricco mondo settecentesco dove la realtà storica si intreccia col “fantastico possibile”. E’ un mirabile affresco di un grande impero coloniale, quello portoghese,le cui vicende si intrecciano con quelle del popolo, degli umili e dei potenti. Di conseguenza anche lo stile prosegue su un doppio binario, quello della parlata popolare e quello della parlata colta.
Protagonisti indiscussi dell’opera sono Balthasar Sette Soli e Blimunda Sette Lune, uniti in matrimonio proprio da padre Bartolomeu Lourenço, che conosce le caratteristiche insolite dell’uno e dell’altra. Balthasar ha un uncino al posto della mano e lo utilizza al meglio, lavorando più di un uomo dotato di entrambi le mani; Blimunda, dai tratti somatici nordici, bionda e dagli occhi cangianti, ha il potere di vedere “dentro” le persone e quindi, poiché si è posta l’imperativo di non guardare mai dentro al compagno, la mattina appena sveglia, mangia un pezzo di pane, gesto rituale per offuscare la sua specialissima vista.
Torna, quindi, anche se con caratteristiche e funzioni diverse, rispetto a “Cecità”, la tematica del vedere oltre, insieme anche ad un’altra cara all’autore: l’ironia anticlericale.
“ (…) è ben vero che Dio sceglie i suoi favoriti, pazzi, difettosi, eccessivi, ma non ufficiali del Santo Uffizio”.
Ancora: Bartolomeu Lourenço, riferendosi al pericolo di venire additato come eretico poiché ha scoperto come far volare “l’uccellaccio”, ovvero la sua macchina aerostatica, dice : “Non è peccato, che io sappia, né eresia voler volare, ancora quindici anni fa ha volato un pallone a palazzo e non ne è venuto alcun male, (…) lo sapete bene che, se lo vuole il Santo Uffizio, sono cattive tutte le buone ragioni e sono buone tutte le ragioni cattive e quando mancano le une e le altre, ci sono i supplizi dell’acqua e del fuoco, del cavalletto e della puleggia, per farle nascere dal nulla e a discrezione”.
Questo inventore è davvero il simbolo, l’incarnazione dello spirito settecentesco, dove il sapere tecnico si mescola a conoscenze “meno tecniche”, alchemiche, magiche, se vogliamo. Scienza, magia, eresia…chi più ne ha, più ne metta!
Bartolomeu Lourenço chiede a Blimunda di imprigionare in ampolle di ambra, resina “che risponde bene al calore del sole”, la volontà delle persone, racchiuse dentro di loro come un una nuvola. La giovane obbedisce e, grazie all’intenso lavoro manuale per la costruzione dell’”uccellaccio” e alla volontà cumulativa degli uomini e delle donne, la prima macchina volante si alzerà da terra e raggiungerà la volta celeste…
La costruzione del convento di Mafra, come si è detto, è stata realmente realizzata per volontà del re del Portogallo, Giovanni V come voto per avere un erede maschio dalla consorte, la regina Maria Anna d’Austria. Esso doveva essere grande e imponente quanto la basilica di San Pietro a Roma. Per la sua realizzazione vennero letteralmente “arruolate” persone, anche con la forza, da Mafra e dai villaggi vicini e molte di esse perirono sotto gli enormi massi da costruzione. L’autore non ci risparmia scene raccapriccianti e crude, si potrebbe anche dire che spesso lo vediamo completamente freddo nei confronti delle vicende dei suoi personaggi e tutto questo potrebbe lasciare il lettore straniato. Ma, d’altronde, lo dice lo stesso autore nel romanzo” le lacrime non sono monete da dogana”.
Indicazioni utili
Interessante l’accostamento al realismo magico degli scrittori sudamericani.
Commenti
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Spero tutto ok e un pò di pace tra gli impegni della nuova casa.
@Laura, assolutamente! Se non lo hai letto, pre ci pi ta ti!
Buone letture
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