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Nel cuore dell’esistenza
Suisen, il fiore del narciso, possiede e simboleggia i tratti di Goro, il protagonista, già incontrato nei due capitoli precedenti.
Cinquant’anni anni, sposato da più di venti, due figli, presidente di una grande azienda, una bella vita, ricco, gentile e generoso, così pieno di se’, imbevuto di una sicurezza arroccata su potere e denaro, due amanti, dedito a calpestare i sentimenti altrui, prevalentemente quelli femminili, esponendoli e sottomettendoli alla propria fragilità e al futile desiderio di niente.
D’ improvviso contro di lui un destino avverso, frutto deila propria arroganza e noncuranza, un inevitabile ribaltamento di vita, la rovina, un vuoto a scoperchiare l’ abisso e il dolore di un’ infanzia emotivamente tronca, al confine tra reale e immaginario, una solitudine sentimentale oggi imposta da famigliari trascurati e amanti tradite ma costruita nel tempo sul proprio egocentrismo e così difficile da sopportare.
Se Goro, nella prima parte, si elogia continuamente definendosi uomo di potere dedito alla vita mondana, ammirato per successo e generosità, circondato da personaggi famosi, con due amanti agli opposti e senza importanza considerando le relazioni extraconiugali solo avventure e il divorzio una vergogna, nella seconda parte sarà costretto a leggersi dentro, a scrutare l’ imperscrutabile, quell’ enorme vuoto affettivo e sentimentale di chi non ha potuto sviluppare l’ amore di se’ e seduce continuamente per colmare il proprio vuoto del cuore.
Sono questi i momenti del ricordo e della rielaborazione di un passato archiviato frettolosamente , ed allora ritorna la profondità di una relazione abbandonata prima del matrimonio, e le parole di una giovane donna, Sayoko, povera e onesta, con un sogno nel cuore, da sempre innamorata di un’ idea di amore incondizionato, della psicologia, che coltiva passioni forti e sa ascoltare i sentimenti altrui.
Che sia lo specchio dei propri desideri, annegati nel narcisismo, la voce della coscienza, quando la rovina ha varcato la porta di casa, un percorso di espiazione e redenzione, riaffacciandosi a una infanzia ferita, quando tutto ebbe inizio, per arrivare a un presente dove l’ amore è svanito e solo di passaggio.
Ora, finalmente, le lacrime offuscano la vista, gli occhi si posano sulla bellezza di un cielo rossastro e si cerca di recuperare un regalo con un senso a lungo negato.
Aki Shimazaki continua il proprio viaggio nellla cultura nipponica a delineare un’ umanità variegata, fragile, tormentata, e ogni volta ne emerge un carattere scandito da un senso del profondo nelle forme e nei colori di un fiore. La sua scrittura asciutta, minimale, tronca, possiede il ritmo di una poesia che sottende significati riposti e una dolcezza interiore che oltrepassa il quotidiano per accedere a un’ essenzialità di contenuti. Qui, credo, risiede la sua grandezza, una semplicità che tale non è e che induce a una riflessione protratta su vita e destino..