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Vite buttate via
“ – Ho scritto anche contro il delitto perpetrato con un pretesto politico, in nome di una patria dove una manciata di persone armate, con il vergognoso sostegno di un settore della società, decide chi appartenga a quella patria e chi debba lasciarla o scomparire. […]
- Ho cercato di evitare i due pericoli che ritengo più gravi in questo tipo di letteratura: i toni patetici, sentimentalistici, da un lato; dall’altro, la tentazione di fermare il racconto per prendere in maniera esplicita una posizione politica. Per farlo, secondo me, ci sono le interviste, gli articoli o i dibattiti come questo.- […]
- Ho voluto rispondere a domande concrete. Come si vive intimamente la disgrazia di aver perso un padre, un marito, un fratello in un attentato? Come affrontano la vita, dopo un delitto dell’ETA, la vedova, l’orfano, il mutilato?”
Xabier, figlio di una vittima dell’ETA, si ritrova ad assistere alla presentazione di un libro durante le Giornate sulle Vittime del Terrorismo e sulla Violenza terrorista a San Sebastiàn. Sta parlando uno scrittore; difficile non cogliere nelle sue parole le parole che userebbe lo stesso Aramburu per presentare il suo celebrato romanzo “Patria”.
“Patria” è senza dubbio un’opera costruita con queste motivazioni di fondo: non si tratta di un testo di approfondimento sull’ETA, ma di un romanzo che getta luce sulla vita quotidiana delle persone che hanno preso parte, volenti o nolenti, all’attuazione dell’uso della violenza a sostegno di una causa ideologica.
Attraverso una narrazione fatta di frasi e capitoli brevi e concisi, che alternano il punto di vista di vari personaggi appartenenti a due famiglie di origini basche, nell’arco temporale che va all’incirca dagli anni Ottanta del Novecento al 2010/11, l’autore ci racconta una vicenda che è profondamente radicata nel territorio basco ma che potrebbe interessare anche altre realtà, tutti quei luoghi in cui sono state fatte delle scelte di usare la violenza per motivazioni politiche.
Il lungo romanzo di Aramburu, in grado di mantenere sempre alta l’attenzione e il coinvolgimento del lettore grazie all’uso sapiente dell’alternarsi dei piani temporali e della scelta stilistica di usare un linguaggio immediato e fortemente espressivo, sembra accompagnarci proprio in questo tipo di riflessione: cosa può provocare un atto così inumano ed estremo come quello di scegliere deliberatamente di assassinare delle persone? L’atto è giustificato da motivazioni ideologiche ma questo cambia qualcosa in quella vita stroncata? E in quella dei suoi familiari? In fondo, anche gli assassini sono in primo luogo delle persone, degli esseri umani, magari arrivati a un atto tanto estremo per ragioni abbastanza banali, spinti da impulsività, ignoranza, immaturità. E le vittime? Come si presenta la storia personale e familiare di un uomo assassinato in nome di un teorico ideale?
In “Patria” possiamo leggere, grazie alla letteratura, una storia possibile in risposta a questi interrogativi. Una vicenda coinvolgente, che racconta come la quotidianità di due famiglie, inizialmente legate da una forte amicizia, sia stata sconvolta per sempre dal fatto tragico che un componente di una di queste famiglie viene ucciso dall’ETA, mentre nell’altra famiglia uno dei componenti è entrato da tempo a far parte della stessa organizzazione terroristica. La storia e la lotta armata entrano nelle vite dei protagonisti e noi li seguiamo nella tensione, nel dolore e nella ricerca del perdono e della pace.
Sicuramente un ottimo romanzo, che ha meritato il successo ottenuto. Da leggere.
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