Dettagli Recensione
Saltiamo?
«Ricordo di avere pensato che era un momento strano per scoprirlo, proprio l’ultima sera della mia vita; dopo averla passata tutta quanta, la vita, con addosso la paura di tutto.»
Quattro illustri sconosciuti. Quattro illustri sconosciuti che in quella notte dell’ultimo dell’anno si ritrovano su quel tetto della Casa dei Suicidi pronti a fare quel salto. Ciascuno con un suo perché, ciascuno con una propria solitudine, ciascuno con una specifica ragione che lo conduce a desiderare di interrompere quella vita fatta di tradimenti, gelosie, prigionia, illusioni, sconforto.
E conosciamo Martin, ex star della televisione, caduto dalle alte vette del successo per una storia di sesso con una minorenne alla quale non ha saputo resistere. Jess, lasciata dal fidanzato verso il quale nutre manie ossessive-compulsive vive in una famiglia assente, agiata, ed economicamente forte ma che tuttavia non ha mai superato il lutto per l’altra figlia morta e da qui l’odio e l’astio verso tutto quel che è cultura ivi compreso il lessico forbito detestato con quella forza paragonabile all’astio razziale verso il diverso. Maureen, ancora, è una madre sola che si è sempre occupa di quel figlio Matt, affetto da una malattia invalidante che ha invalidato anche la sua vita sino a portarla al credere di non farcela più. Infine, ultimo protagonista, JJ, colui che sognava la fama musicale ma che invece si ritrova a essere fattorino di pizze al domicilio.
Quattro volti, quattro storie tra loro completamente diverse, quattro sconosciuti che sono pronti a saltare ma che eppure si fanno una promessa tanto da decidere di attendere un tempo prestabilito prima di compiere il salto. Quattro volti, quattro storie tra loro completamente diverse, quattro sconosciuti che sono pronti a saltare che iniziano a rispecchiarsi l’uno nell’altra riscoprendosi, forse, non più così soli.
«Capisci che non stai andando bene quando non puoi raccontare agli altri i fatti più semplici della tua via, solo perché si immaginerebbero che gli stai chiedendo pietà. Secondo me è per questo che una si sente così lontana da tutti, alla fine: qualunque cosa pensi di dirgli, finisce sempre che li fa star male.»
Novanta giorni, il tempo limite concesso per metabolizzare l’idea del suicidio ed eventualmente compierlo, novanta giorni in cui il quartetto potrà guardarsi dentro ma anche vivere una nuova esperienza di condivisione. Un legame, quello che nasce, che sorprende per primi gli stessi protagonisti ma che riesce a condurre per mano i lettori e a portarli, a loro volta, a porsi domande, a cercare risposte.
Tra disillusione per vita e amore (JJ), sconforto, inadeguatezza ed esaurimento (Maureen), ricerca e voglia di esistere (Jess), desiderio di una seconda possibilità e di rinascita mixato a gran senso dell’humor e ironia (Martin), ha inizio un viaggio volto a ricostruire, ricucire, ripartire, svegliare. Imparando a osservare, ascoltare, leggersi nell’animo. Imparando a darsi una seconda occasione. Imparando a guardare al domani, un domani che potrà stupire e sorprendere.
Un romanzo che è la perfetta fotografia della società del tempo, che è un incitamento al provare e al non demordere, a esistere e non soltanto sopravvivere. Scritto con una penna che muta a seconda della voce narrante e dunque conformandosi al personaggio al punto da renderlo ancora più concreto e veritiero, “Non buttiamoci giù” è un libro che chiama e coccola tra le sue pagine non deludendo le aspettative né degli amanti dell’autore che non.
«Passiamo tutti tanto tempo senza dire cosa vogliamo perché sappiamo di non poterlo avere. E perché sembrano robe rozze, o ingrate, o sleali o infantili, o stupide. O anche perché siamo talmente disperati da fingere che le cose siano come devono essere, e sembra una mossa falsa per confessare a noi stessi che non lo sono. Su, forza, sputa cosa vuoi. “Vorrei non averlo mai sposato.” “Vorrei che fosse ancora viva.” “Vorrei non avere mai fatto dei figli con lei.” “Vorrei avere una barcata di soldi.” “Vorrei che tutti gli albanesi tornassero nella loro Albania di merda.” Qualunque cosa sia, dilla a te stesso. La verità ti renderà libero. Oppure ti beccherai un pugno sul muso. Sopravvivere a qualsiasi vita tu stia vivendo significa mentire, e l’inganno corrode l’anima: quindi, almeno per un minuto, molla le bugie.»