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Oltrepassare il confine
Dopo aver – finalmente - letto anch’io questo classico fra i classici della letteratura cosa posso esprimere con la mia modesta opinione che non sia già stato scritto in fiumi di pagine da illustri critici e lettori? In ogni caso scriverò qualche parola anch’io su “Delitto e castigo”, semplicemente per condividere questa esperienza di lettura, che mi è sembrata significativa.
Raskòl’nikov è uno studente universitario povero; di una povertà che gli ha fatto perdere la dignità, una povertà di cui lui non si sente responsabile ma che subisce con frustrazione e rabbia. Ritiene che la società gli abbia fatto dei torti, si sente profondamente umiliato dalla sua condizione, vorrebbe di più. Si considera infatti non solo un uomo che meriterebbe il successo, ma proprio un uomo al di sopra degli altri, in virtù delle sue qualità e caratteristiche; si autovaluta più intelligente, più giusto, più forte degli altri. Questa convinzione gli insinua nella testa un’idea, l’idea che uno come lui possa elevarsi dalla mediocre condizione in cui normalmente rimangono impantanati gli altri e fare tutto, qualsiasi cosa. Uno come lui può sostituirsi anche a Dio – ammesso che un Dio esista- e decidere chi può vivere e chi può morire. Può compiere quindi un orrendo atto di violenza, anche uccidere un suo simile e continuare a vivere tranquillamente la propria vita, in virtù di questa sua conclamata eccezionalità.
Ebbene, nelle circa 700 pagine in cui si dipana il romanzo, Dostoevskij ci racconta il fallimento di questo progetto così grandioso, ma anche, come possiamo facilmente intuire fin da subito, così assurdo.
Come può un essere umano, anche dotato e intelligente, attraversare quella linea di confine che separa il far parte dell’umanità e quindi accettare implicitamente il diritto alla vita delle altre persone, dal tirarsene fuori, dall’andare oltre?
Seguiamo Raskòl’nikov nel suo progetto visionario, nel suo fallimento, nella sua incapacità di sostenere un tale peso, il peso di potersi elevare ma anche distaccare, esternare dall’altra umanità. Questo sembra essere veramente impossibile. E’ impossibile recidere tutti i legami, è impossibile attraversare davvero quella linea di confine, perché, pur ritenendosi diverso, migliore, anche un super uomo rimarrà parte di quel gruppo da cui si vorrebbe distaccare. La sua natura sarà sempre quella di un essere umano.
Raskòl’nikov è un personaggio scomodo, ma estremamente riuscito. Nel romanzo si avvicendano molti altri personaggi significativi: Sonja ad esempio, che sembra essere un po’ il corrispettivo di Raskòl’nikov. Lei è costretta dalla necessità a compiere azioni moralmente discutibili, ma rimane innocente nell’anima e per questo sarà l’unica in grado di far riflettere il nostro protagonista.
E a fare da sfondo a queste complicate vicende, una san Pietroburgo che allo stesso tempo attrae e respinge; costruita su una palude, quindi sull’acqua, ma un’acqua torbida e stagnante come il cuore e la coscienza di Raskòl’nikov.
In conclusione quindi, un romanzo cupo e profondamente triste, denso di significati simbolici e filosofici tali da renderlo una lettura sicuramente imprescindibile per qualsiasi persona che si interessa di letteratura. Ultima annotazione e consiglio: non aspettate tanto quanto ho fatto io a leggere questo romanzo, perché il fatto che sia così celebre e noto mi ha purtroppo in molti punti un po’ rovinato il piacere della lettura.
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Commenti
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Letteratura con la L maiuscola grande e indimenticabile capolavoro di D.
Sto cercando di leggere un po' di letteratura russa, della quale non conosco tantissimo: in effetti l'estate rappresenta una buona occasione per me perché ho più tempo libero.
Un caro saluto
Chiara
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