Dettagli Recensione
E all'improvviso, il silenzio.
«La vita a volte può diventare così interessante che ci dimentichiamo di avere paura.»
Anno 2022, Manhattan. Il silenzio, la catastrofe. Un titolo suddiviso in due parti. Nella prima parte abbiamo un aereo con una giovane coppia della media borghesia americana che rientra da una vacanza dopo la pandemia. Tuttavia, durante il volo, tutti gli strumenti elettronici smettono di funzionare tanto che i piloti sono costretti ad un atterraggio di fortuna. Una volta in ospedale, la consapevolezza: non solo gli strumenti tecnologici del mezzo sul quale viaggiavano si sono fermati, quel blackout ha coinvolto tutte le linee telefoniche, gli strumenti digitali, le metropolitane, i treni, gli aeroporti. Tutto quello che era automatizzato si è fermato. Gli ospedali hanno raggiunto la massima saturazione, le strade si sono riempite di folle impazzite.
Nella seconda parte siamo in una casa. È in questa che gli amici della coppia attendono il loro arrivo. Protagonisti sono una professoressa di fisica in pensione e un uomo, il marito, ex suo studente innamorato della teoria della relatività di Einstein. Di punto in bianco ecco che lo schermo del televisore diventa nero. Il silenzio prende campo, si impossessa di ogni cosa.
«In altri tempi, più o meno ordinari, c’era sempre qualcuno con lo sguardo perso nel proprio cellulare, di mattina, a mezzogiorno, di sera, in mezzo al marciapiede, incurante degli altri che gli passavano velocemente accanto, completamente immerso, ipnotizzato, consumato dall’apparecchio […]; e adesso questi tossicodipendenti digitali non possono fare niente, i cellulari sono fuori uso».
La coppia attesa riesce a raggiungere la casa degli amici e l’abitazione si trasforma in un rifugio da quel che sta accadendo, da quel silenzio che si è impossessato di tutto. Da cosa questo è dovuto? Che si tratti di un attacco alieno? Di un attentato terroristico?
«Quello che è successo ha messo fuori uso la nostra tecnologia […] La parola stessa mi pare obsoleta, persa nello spazio. Dov’è la fede nell’autorità dei nostri device sicuri, delle nostre capacità di criptaggio, dei nostri tweet, dei troll, dei bot?»
Un dittico che invita alla riflessione e che in sole 123 pagine mostra al suo lettore le dimensioni di una apocalisse ordinaria. E cosa resta se non quel nero che circonda, rassegna, inquieta, non trova spiegazione? Non il miglior lavoro dello scrittore ma in ogni caso un titolo che sa offrire al suo pubblico molteplici spunti di interrogazione, domande e ricerca di risposte.
«Forse ognuno di quegli individui rappresentava un mistero per l’altro, per quanto il loro legame potesse essere stretto, ognuno di loro era racchiuso nella propria individualità in modo così naturale da sfuggire a una definizione conclusiva, a una valutazione immutabile da parte degli altri presenti nella stanza?»
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Al momento lo accantono, anche perché la tematica non è proprio nelle mie corde : preferisco libri ambientati nel presente o nel passato ; almeno possono basarsi su fonti, documenti...