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Dolore e crescita
«Mi sono detto, ci sono cose nella vita che non vuoi fare ma che devi fare lo stesso; non puoi sempre fare quello che ti pare e andare dove ti pare. La vita non funziona così, e questo è uno dei momenti in cui non hai scelta.»
James è un giovane ragazzo che vive la sua vita in uno stato di solitudine scelta e in un mondo suo e particolare. Vive a New York, James. I genitori sono divorziati e lui abita con la madre e la sorella mentre il padre si dedica alla carriera e all’attività economica della professione legale d’alto livello. I rapporti con i genitori sono freddi, distanti e soprattutto distaccati. Non esistono contatti fisici e ancora meno affettivi. La madre che gestisce una galleria d’arte moderna, ad esempio, all’inizio dell’opera è reduce dall’ennesima relazione finita male con un uomo sposato nella capitale dello sfarzo, del gioco d’azzardo e della lussuria. La sorella intrattiene una relazione amorosa con un professore sposato con una donna di aperte vedute. In tutto questo James sopravvive. Sopravvive in una realtà stretta dove l’unica figura propositiva è la nonna materna. È quest’ultima a essere sinonimo di speranza e possibilità per quel futuro così incerto e così incomprensibile soprattutto quando siamo circondati da un dolore altrettanto imprevedibile che sembra essere pronto a schiacciarci e che nei suoi connotati è semplicemente indecifrabile. Come può James adattarsi alle situazioni che lo circondano? Come può tollerare quell’uso improprio delle parole? Come può, ancora, convivere con quel sentimento d’amore che lo coinvolge inaspettatamente e che vive in silenzio portandolo a interrogarsi su quanto talvolta sia importante e fondamentale tacere perché non esistono parole pronunciate tali da rappresentare il vero e l’emozione?
«La gente pensa che se riesce a dimostrare di aver ragione l’altro cambierà idea, ma non è così.»
La lettura si sviluppa per mezzo del pensiero del giovane protagonista. Questo trasporta il lettore completamente nella sua mente e nelle sue riflessioni fatte di verità, pessimismo, depressione ma anche verità in quanto l’essere umano è fatto di una siffatta complessità da non poter essere circoscritto a schemi semplici e precostituiti. L’impostazione porta il libro ad avere un ritmo costante, statico e per questo non particolarmente rapido. Le scene mutano ma non prevalgono sull’interesse che è circoscritto alla psiche dell’eroe. L’opera si propone ancora con un titolo accattivante che suscita di suo coinvolgimento e curiosità, che suscita magnetismo, che sviluppa la voglia del conoscitore di conoscere di quanto accadrà e che al contempo lo porta a riflettere su quel soffrire che nel presente ci attanaglia per insegnare nel futuro. Eppure, nonostante tutto, il l’autore lascia delle questioni aperte che non trovano risoluzione così come alcune domande non trovano risposta. Ciò incide sulla piacevolezza della lettura in quanto determina un senso di incompiuto nel suo giungere. In conclusione, “Un giorno questo dolore ti sarà utile” è un lavoro che non può annoverarsi tra i migliori dello scrittore ma che è capace di offrire un viaggio introspettivo che scuote e suscita meditazione.
«A volte le brutte esperienze aiutano, servono a chiarire che cosa dobbiamo fare davvero. Forse ti sembro troppo ottimista, ma io penso che le persone che fanno solo belle esperienze non sono molto interessanti. Possono essere appagate, e magari a modo loro anche felici, ma non sono molto profonde. Il difficile è non lasciarsi abbattere dai momenti brutti. Devi considerarli un dono, un dono crudele, ma pur sempre un dono.»
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A questo punto, non sarebbe questo il titolo con cui cominciare (?!).