Dettagli Recensione
Cosa chiedere di più da questo libro?
Non mi capaciterò mai del fatto che a Philip Roth non gli sia mai stato assegnato il premio Nobel. Mi consola il fatto che la sua opera è superiore a tutti i premi di questo mondo e li calpesterà continuando a sopravvivere nel tempo anche senza di loro. Secondo Thomas Bernhard i premi artistici e tutto quello che ci gira intorno sono un atto di "prostituzione artistica", quindi lasciamo i premi agli scrittori più deboli, probabilmente ne hanno più bisogno.
Tornando a noi "Pastorale americana" è un libro di rara bellezza e profondità, scritto in modo ineccepibile. Dal sapore della prosa classica ma nello stesso tempo arricchita di stili moderni come il flusso di coscienza, questo libro è un viaggio nella storia e nelle vite sia dei personaggi ma anche la propria in quanto ha valenza di generalità sulla condizione umana che non è mai mutata nel tempo. Nello specifico ho trovato toccante il discorso sull'impossibilità di conoscerci a vicenda, ancor più difficile di capirci e proteggerci l'un l'altro quando spesso si fa fatica a conoscere e a proteggere se stessi. Pagine davvero intense scritte quasi con dolore e con l'urgenza di comunicare qualcosa di importante al lettore. Riserva invece uno sguardo nostalgico e disilluso sull'America, patria da lui molto amata e idealizzata ma che si dimostra una culla piena di violenza, depravazione e comportamenti estremisti per le nuove generazioni. Non solo la società ne subisce cambiamenti ma anche l'economia che a seguito della globalizzazione le industrie devono adeguarsi ai nuovi costi e spostare in altri paesi la produzione. Tuttavia, nel suo sogno americano lo Svedese trionfa, riesce ad avere la vita perfetta che ha sognato sin da piccolo, attraverso un secondo matrimonio e tre figli esemplari ma avrà sempre uno scheletro nell'armadio e un peso sulla propria anima.
Ho trovato la figura dello Svedese a tratti adombrata di alcuni comportamenti equivoci che tutt'ora non ho compreso come per esempio il bacio sulla bocca a Marry. Bellissime invece le pagine finali in cui si mescola il profondo flusso di coscienza dello Svedese, ormai distrutto e sul fondo del baratro, con le chiacchiere futili e false della moglie Dawn, la combinazione di ciò che lo Svedese crede che sta succedendo (l'arrivo della figlia a casa e la confessione dei crimini) e ciò che realmente succede (il padre Lou infilzato con la forchetta nella guancia da parte di una ospite ubriaca): il tutto concluso con la isterica risata di Marcia che fa da sipario su questa commedia umana. Un libro da leggere, rileggere e rileggere. Grandissimo scrittore che ho imparato ad apprezzare e ad affezionarmici.
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Sul Nobel, no : questo è l'unico libro dell'autore , fra quelli letti, che abbia trovato veramente bello ; può essere che non mi sia imbattuto nei libri 'giusti' .