Dettagli Recensione
Siamo andati alla caccia del leon… BANG BANG...
Curiosissimo e divertente romanzo di un premio Nobel che dovette pure giustificarsi per la vena comica che aveva impresso a ciò che aveva pensato come una sorta di favola morale. Si tratta della storia di Henderson, comunissimo e noiosissimo miliardario americano a cui sono piovute tutte le fortune del mondo e che a cinquantacinque anni è oppresso da un senso di noia e di insoddisfazione tale da decidere di mollare tutto e partire per l’Africa aggregandosi a una coppia di amici in viaggio di nozze. Reduce di guerra, alle spalle due matrimoni, stravagante allevatore di porci, temperamento sanguigno, in realtà ben presto si rivela come un personaggio a tutto tondo, per niente appiattito dal ruolo sociale che la sua biografia gli impone. Incontentabile e roso da una vocina interna che gli sussurra: “Voglio”, non riesce a darsi una collocazione nel mondo. Giunto in Africa si separa dalla coppia e prosegue in solitaria il suo viaggio affidandosi a una fedele guida locale. E qui inizia il bello. L’Africa si trasforma in una dimensione mitica, fatta di paesaggi da agenzia di viaggio e popolata di tutta la trasfigurazione occidentalizzante di cui siamo capaci solo noi. Iniziano le peripezie e con essa la comparsa di strampalati personaggi quasi fossimo alla corte del re dei viaggi, Swift, con il suo Gulliver. E proprio la corte è uno dei luoghi centrali in cui si sviluppano le due vicende principali. Il nostro eroe della modernità irrompe in un mondo, sì trasfigurato dai suoi stessi schemi mentali, ma anche vivo e vero e che lo sottopone a una serie di prove da superare, spesso con esito fallimentare e pericoloso per la sua stessa sopravvivenza. Non vado oltre a incuriosire il prossimo lettore di Bellow, di questo Bellow. Urge solo dire che è una godibilissima lettura gestita da uno stile plasmato, oserei dire quasi cesellato, capace di alternare il registro comico con quello lirico in una sintesi magistrale atta a suscitare anche nel più distratto avventore almeno un perché.