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I ribelli
 
I ribelli 2021-05-20 09:48:25 enricocaramuscio
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
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4.0
enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    20 Mag, 2021
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Ribellione sorniona

Se il titolo evoca nella vostra mente avventure rocambolesche, colpi di scena, personaggi coraggiosi, magari amori maledetti, siete sulla strada sbagliata. Tra le pagine di questo libro, ammaliati dalla raffinatezza della scrittura di Marai, dalla grazia delle descrizioni, dall'accuratezza dell'introspezione psicologica, non troverete niente di tutto questo. I ribelli del maestro ungherese sono soltanto un gruppo di adolescenti appena diplomati che si affacciano alla giovinezza nell'Ungheria del 1917. Un paese in cui adulti e ragazzi maggiorenni sono impegnati al fronte a perdere la vita in una delle guerre più sanguinose di sempre. Erno, Tibor, Abel, Bela, guardano con apprensione e disgusto questo mondo, come fosse un nemico in attesa di vederli crescere per ridurre anche loro a mera carne da macello da sacrificare in conflitti privi di alcun senso. Un mondo che gira intorno a poche cose di cui gli adulti si contendono ferocemente il possesso come denaro, donne, potere. Concetti per loro ancora proibiti, a cui guardano senza grandi aspettative , quasi fossero già consapevoli della loro inutilità, del senso di delusione che proveranno quando verranno anch'essi messi a parte di tutto ciò. È qui, in questo contesto e con questi presupposti, che nasce la ribellione dei nostri ragazzi. Una ribellione che però non sfocia in clamorosi gesti di protesta, se non per piccoli furti messi a segno nelle loro abitazioni, nelle attività commerciali dei genitori, ovunque abbiano l'opportunità di intascare qualcosa sottobanco. Al contrario, non consiste che nel crearsi una sorta di bolla di protezione in cui i ribelli si chiudono ogni qualvolta sentono l'esigenza di staccarsi dal marcio che li circonda. Un piccolo spazio rubato, in cui fare tutto ciò che gli pare, purché si tratti di attività prive di qualsiasi utilità, regola fondamentale per poter far parte della banda. Tutto ciò che viene fatto, tutti gli oggetti che vengono acquistati con i proventi dei furti, le letture, i giochi, i discorsi, tutto deve sottostare alla rigida e inviolabile regola dell'assoluta assenza di utilità, concetto troppo vicino al mondo degli adulti per essere accettato nel loro regno. Tuttavia la loro barriera protettiva non durerà a lungo, insidiata da sentimenti equivoci, dall'affermarsi di fondamentali differenze, dagli inevitabili cambiamenti che la crescita porta con sé. Il mondo degli adulti entrerà nel loro regno subdolamente, impersonato dal carismatico e seducente attore Amadé, sconvolgendo definitivamente il gruppo dei ribelli e portando la storia verso un tragico epilogo. Un'atmosfera senza tempo accompagna l'intera storia, una sensualità ambigua permea ogni pagina, un forte senso di disillusione travolge gli animi. Sorniona e disincantata la lettura procede, lenta ma coinvolgente, verso un finale commuovente che, una volta letto, non può che apparire inevitabile. "Era un luogo extraterritoriale e protetto di cui i padri, gli insegnanti, le autorità non sapevano niente. Uno spazio in cui si poteva finalmente cominciare a vivere. Quella vita non somigliava a nulla di ciò che conoscevano. Non somigliava alla vita dei padri, dalla quale, a ogni modo, non si sentivano minimamente attratti. Lì si era liberi di ragionare su tutto ciò che vi era di oscuro e di irrisolto nella loro esistenza. I tentacoli della disciplina che li aveva oppressi nella loro infanzia lì non potevano raggiungerli. Non erano più bambini da parecchio tempo, e in quella stanza scoprirono di avere il coraggio di far qualcosa di cui in città si vergognavano persino gli uni di fronte agli altri: continuare a giocare, con pudore, a essere bambini, intimamente bambini come non avevano mai potuto esserlo fino in fondo. Da lì, soltanto da lì si riusciva a mettere a fuoco il mondo degli adulti e a scambiare con gli altri le proprie esperienze. Il monco giocava appassionatamente. Il suo riso nervoso e spasmodico lì si placava. E la tana della locanda Furcsa fu l'unico luogo in cui, talvolta, videro Ernö ridere".

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Commenti

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Bella presentazione, Enrico.
Marai è tra i miei autori preferiti ma, questo libro, non l'ho letto. Un'importante segnalazione, dunque. Metto subito in lista.
Ottima proposta Enrico, segno subito, non conoscevo questo titolo. Grazie.
Grazie Laura ed Emilio. Questo è uno dei primi romanzi scritti da Marai e rappresenta il prologo del ciclo "L'opera dei Garren". Sicuramente non rientra tra le sue pubblicazioni più famose e rinomate, ma a me è piaciuto comunque. Anche perché, quando ci si sa fare con la penna come il maestro ungherese, i risultati non possono che essere buoni.
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