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Black humor
La parabola discendente di un giovane e ambizioso lupo di Wall Street è il pretesto per fotografare uno spaccato di società americana nella contraddittoria New York degli anni Ottanta. Sherman McCoy è un ricco e piacente trentottenne, laureato a Yale, broker di razza. Ha una bellissima casa a Park Avenue, una moglie arredatrice di successo, una figlia adorabile, un'amante giovane e conturbante. Per lui la vita sembra avere soltanto lati positivi, tanto che non può fare a meno di ritenersi un "Padrone dell'universo". Ma quando si sta tanto in cima basta poco per precipitare. Una romantica seratina extraconiugale prende una brutta piega a causa di una svolta sbagliata. La sua sfavillante Mercedes si ritrova impantanata nel dedalo di viuzze squallide e pericolose del Bronx. Per lui e la sua amichetta Maria non è facile cavarsela in questa sorta di giungla urbana. Ogni ombra, ogni voce, ogni rumore appaiono come una minaccia. Due individui di colore gli si avvicinano, apparentemente innocui, desiderosi di rendersi utili. Ma è vero desiderio di aiutare o è soltanto una trappola per rapinarli? Il dubbio è forte, la paura lo è ancora di più. La reazione è immediata, istintiva, cattiva quanto cattivo può diventare l'istinto di sopravvivenza. Sherman e Maria lottano, abbattono i cattivi, vincono, scappano. Una volta al sicuro l'adrenalina resta alta, il senso di trionfo inebria, la passione è l'inevitabile epilogo. Ben presto però le conseguenze dell'esaltante quanto tragica serata si faranno sentire, e per i due amanti niente sarà più come prima. Un ragazzo di colore investito da un'automobile nel Bronx quasi non fa notizia. A volte però si uniscono una serie di fattori, trasformando eventi che il più delle volte passano inosservati in scoop giornalistici, casi politici, fiammelle in grado di accendere incendi. Così succede per il caso del povero Henry Lamb. Quando il ragazzo entra in coma in seguito all'impatto con la misteriosa Mercedes, parte un'inarrestabile effetto domino. A tessere le trame dell'intrigante intreccio troviamo una serie di ambigui personaggi. Il Reverendo Bacon, leader spirituale della comunità nera di New York, coinvolto in nebulosi intrighi politici ed economici, pronto a cavalcare la rabbia della sua gente contro lo strapotere bianco. Peter Fallow, giornalista alcolizzato sull'orlo del licenziamento, che si imbatte per caso in questa faccenda trasformandola in evento mediatico. I procuratori Abe Weiss e Lawrence Kramer, che, stufi di dare la caccia a neri, ispanici, asiatici, vedono nella possibilità di incriminare un ricco bianco l'opportunità di dare una svolta alla loro vita professionale. Gente subdola, dalla doppia faccia, dall'ambigua moralità, come tutti i personaggi di questo libro in cui non esistono buoni. Con una prosa semplice e ricca di slang non certo politicamente corretti, con un incedere spesso più vicino al giornalismo che alla letteratura, con una fortissima dose di black humor, Tom Wolfe punta il dito su una società avida, ipocrita, arrivista, invidiosa, razzista, in cui basta un attimo per passare da mito a capro espiatorio, da invisibile a icona di un movimento di protesta, dove i rapporti umani hanno lo stesso valore di una cartaccia su un marciapiede. Una trama semplice ma ricca di sfaccettature, in cui più che i fatti contano le reazioni dei personaggi, i loro comportamenti, i loro pensieri, che conduce ad un finale senza vincitori.
Commenti
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Di questo libro si è parlato molto, ma non l'ho letto. Pensavo fosse quasi un capolavoro, ma vedo qui che siamo distanti da quei livelli. E un lettore come te sicuramente è affidabile.