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Fermiamoci e ripartiamo da zero
Tema delicato da trattare e sempre nell'occhio del ciclone: il rapporto tra Occidente e Medio Oriente.
Il modo in cui lo scrittore utilizza è partendo dalla visione di un paesino sperduto, non lontano da Baghdad, in cui il mondo sembra fermarsi, rallentando i ritmi della quotidianità.
In questo silenzio ovattato, dei fragori risvegliano gli abitanti intorpiditi e ci riportano tristemente alla ribalta delle cronache.
Prima con l'uccisione di un ragazzo disabile, la cui colpa è quella di scappare spaventato alla vista delle uniformi e delle armi spianate, poi con l'esplosione di una bomba durante un matrimonio, causando varie vittime fra i civili.
Di fronte alle blande giustificazioni occidentali, sale lo sdegno degli abitanti, che in un attimo si trasforma in odio e in desiderio di vendetta. Obiettivo: ripagare con la stessa moneta.
Qui comincia la storia di un ragazzo, che decide di lasciare il suo paesino per ridare dignità al proprio popolo.
Le mie perplessità iniziali si sono trasformate in una piena approvazione, man mano che procedevo nella lettura, colma di significato, profonda nella descrizione di una realtà completamente diversa dalla nostra, ma alla ricerca di scopi comuni: il dialogo e il confronto, l'accantonamento degli interessi personali, per dedicarsi a quelli del popolo e la difficoltà di attuare tutto questo, inseguendo affannosamente il modo di vincere a una sorta di braccio di ferro, solo per dimostrare di essere i più forti.
Ma non ci sono nè vinti, nè vincitori. Una grande lezione per tutti.
Fermiamoci e ripartiamo da zero.