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Il lato oscuro dell'uomo
Un libro che è un pugno nello stomaco. Catturati nelle grinfie di Oskar cui diletto principale e intrufolarsi tra le cosce di donne compiacenti e curiose. Non ho apprezzato la scrittura di Grass, spesso mi è parso che vagasse nel buio delle proprie idee. Un mattone di una pesantezza difficilmente sormontabile, pagine piene di episodi, cambi di tempi, digressioni, una scrittura graffiante speso incomprensibile, onirica. Allucinata, come gli occhi del protagonista, sensuale ed erotomane.
Le vicende di questo bambino uomo, spesso ambigue ed amorali.
Il tamburo come strumento per comunicare al tetro mondo che lo circonda, tutta la sua rabbia per essere rimasto intrappolato in un corpo che si ostina a non crescere.
Sullo sfondo le macerie di una nazione rasa al suolo dalla sua stessa pazzia di conquista. Non c'è redenzione per la Germania nazista, non c'è fine a una trama fatta di orrore e massacri che hanno insanguinato la storia dell'umanità fino alle sue radici.
La buia realtà impregnata di violenza e morte che circonda il protagonista è intuibile dalla scrittura oscura e macchinosa dello scrittore polacco; non si percepisce mai un lieto fine agli avvenimenti, bensì monta la follia e l'odio del protagonista verso la realtà tutta, da cui è scacciato e additato come pazzo e idiota.
Il nano gobbo sprofonda sotto il peso della sua deformità, chiaro rimando al popolo tedesco che non è riuscito a risollevarsi per tanti decenni, se non abbattendo a pugni e picconate un muro che ne aveva per sempre diviso il destino.
Dal racconto ne è stato tratto un film, del 1979, a mio avviso un piccolo capolavoro che riesce almeno in parte a far entrare lo spettatore nella mente disturbata e disturbante del protagonista e il suo incedere verso la solitudine e la follia.
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