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Novella degli scacchi
 
Novella degli scacchi 2021-04-21 09:42:53 Valerio91
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    21 Aprile, 2021
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Il gioco divino

Nel corso degli anni, lettura dopo lettura, mi sono imbattuto spesso nel gioco degli scacchi. Diversi scrittori sembrano nutrire una grande ammirazione per quest’attività quasi regale, spesso equiparata addirittura a una forma d’arte, proprio come fa in questo breve racconto Stefan Zweig. Sarà perché è un gioco in cui la fortuna non ha alcun ruolo, puramente intellettuale e dunque ammirato da ogni sorta di intellettuale, sarà per la sua complessità che non può che generare nel profano una sorta di riverenza, non troverete mai nessuno che abbia il coraggio di sminuirne il fascino.
Proprio come nel caso de “La variante di Lüneburg” di Paolo Maurensig (che sospetto possa aver tratto ispirazione da questa novella), gli scacchi sono protagonisti ma anche espediente per raccontare una storia legata all’incubo nazista: perché sebbene la maggior parte dei racconti abbiano scenari e protagonisti che ben conosciamo - i campi di concentramento, gli ebrei, i campi di battaglia, i soldati - vi sono anche storie periferiche che non lesinano in atrocità. Con “La notte di Lisbona” di Remarque mi si era presentata davanti agli occhi la storia dei “fuoriusciti”, degli oppositori tedeschi del nazismo; con questa “Novella degli scacchi” di Stefan Zweig sono venuto invece a conoscenza del trattamento riservato ai prigionieri “preziosi”, coloro i quali erano in possesso di informazioni importanti e dai quali si potevano cavar fuori nomi o ingenti quantità di denaro. La metodologia per estorcere loro informazioni rivela la crudeltà sottile e psicologica perpetrata dai nazionalsocialisti, che a ogni sua vittima cucivano su misura un trattamento che doveva costringerla a cedere: un trattamento che viene riservato anche al protagonista di questa novella, che il nostro narratore incontra su una nave diretta a Buenos Aires. Sulla stessa nave è imbarcato uno spocchioso e ignorante campione del mondo di scacchi, che dietro lauto compenso si presta a sfidare chiunque lo richieda e che trova, in questo sconosciuto, un inaspettato e degnissimo avversario. Ma chi è quest’uomo, e com’è riuscito a tener testa a un campione se, a quanto dice lui, non tocca una scacchiera da oltre vent’anni?
Il narratore riuscirà a farsi raccontare la sua storia, che al suo centro ha una spoglia camera d’albergo, sottili e crudeli strategie psicologiche e il piccolo libricino delle partite più famose dei grandi campioni di scacchi: un gioco che dall’essere un ripiego per riempire giornate pregne di nulla diverrà, per lui, una vera e propria ossessione.

“Definendo gli scacchi un gioco, non ci si rende però già colpevoli di un’offensiva limitazione? […] Antichissimo eppure eternamente nuovo, meccanico nell’impostazione ma dipendente dalla fantasia, confinato in uno spazio rigidamente geometrico e ciò nonostante sconfinato nelle sue combinazioni, in continua evoluzione eppure sterile, un pensiero che non porta a nulla, una matematica che non calcola nulla, un’arte senza opere, un’architettura senza sostanza e nondimeno nella sua esistenza e nella sua essenza notoriamente più duraturo di tutti i libri e di tutte le opere, l’unico gioco che appartiene a tutti i popoli e a tutte le epoche, e di cui nessuno sa dire quale dio lo abbia portato sulla terra per ammazzare la noia, acuire i sensi, sollecitare la mente. Dove ha inizio e dove finisce?”

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