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'Anime confuse'
Nel 200/2001, l'io-narrante è un uomo di 59 anni ed è reduce da una grave malattia. Decide di trasferirsi a Brooklyn.
Co-protagonista il nipote, figlio della sorella, anch'egli capitato in quel famoso spicchio di mondo.
Numerosi i personaggi che vi ruotano intorno, uomini e soprattutto donne.
Qualche elemento, zio e nipote, può ricordarci "Ne muoiono più di crepacuore" . Ma la raffinatezza di Bellow, la sua levità di scrittura, l'elegante umorismo sono per qualità distantissimi dalla rappresentazione di queste situazioni controverse fin quasi al limite.
Lo stesso protagonista definisce se stesso e i personaggi a lui legati da parentela : "Che branco di anime confuse e agitate. Che esemplari fantastici di imperfezione umana. Un padre la cui figlia non vuole più saperne di lui. Un fratello che non vede e non sente la sorella da tre anni. E una bambina che è scappata di casa e non vuole parlare".
Le tante situazioni che si susseguono danno quindi origine a un romanzo troppo incalzante e piuttosto inverosimile, con una struttura 'fatta a tavolino' .
Un Auster molto diverso e assai minore da quello conosciuto nel ben più profondo "L'invenzione della solitudine".
Qui stiamo parecchio più in superficie, con tanta carne al fuoco che rischia di produrre essenzialmente fumo. Un testo contenutisticamente alquanto prolisso, benché anche le figure minori s'impongano con una certa concretezza.
Con tutte quelle svolte e quei colpi di scena pare una narrazione artificiosamente atta a tenere desto il lettore. Metodo che si addice agli scrittori piccoli piccoli.
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