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Un romanzo di formazione
Of human bondage (titolo originale che, rispetto al titolo tradotto in italiano, meglio dà il senso di che cosa l’autore abbia voluto rappresentare e quali siano stati i suoi riferimenti etico-filosofici - Sulla schiavitù umana di Spinoza -) è il classico romanzo di formazione che narra i primi trent’anni di vita di Philip, il protagonista. Sono descritte le tappe della sua educazione alla vita, professionale, culturale, sentimentale. Lo iniziamo a seguire poco più che bambino ad elaborare il lutto della morte della madre e ad adattarsi ad una vita austera dominata da valori religiosi rigidissimi nella provincia inglese, dove i libri sono la sua unica fonte di beatitudine ed evasione spirituale. Cresciamo assieme a lui durante le sue prime esperienze con la scuola, il lavoro e con i viaggi all’estero (quello in Germania dove inizia ad approcciarsi alle amicizie e all’altro sesso, e soprattutto quello a Parigi, così ricco di esperienze umane e culturali). Non ha le idee ben chiare Philip di cosa voglia fare da grande: il commercialista, il pittore, il commesso di negozio, il medico sono professioni che via via fanno capolino nella sua vita quasi per caso, per necessità o per apparente vocazione. Philip ha tanti amici e ciascuno a suo modo speciale in un particolare periodo della sua vita, ma nessuno così importante da accompagnarlo lungo tutta la sua vita. Già perché Philip capisce presto che nella vita si è alla fin fine soli, e con la solitudine bisogna farci i conti. Questo è vero non solo per le amicizie ma soprattutto nei rapporti con l’altro sesso. La sua menomazione fisica (un piede equino) certo non lo ha aiutato, instillandogli un odioso complesso di inferiorità che lo ha reso a più riprese molto impacciato nelle relazioni sociali. Come pure d’altro canto non sono mancate le donne che, ognuna a suo modo, abbiano nei suoi confronti dimostrato in diverse fasi della sua vita un genuino interesse, da lui però mai veramente ricambiato. Perché? Forse perché non era mai vero amore, incondizionato, assoluto, come nei libri che lo hanno accompagnato fin dall’infanzia. La ricerca di questo amore assoluto ed idealizzato sembra finire con la conoscenza di Mildred, di cui il protagonista si infatua perdutamente. E’ però un amore malato, non ricambiato, masochistico, che lo logora nel profondo e che negli anni si trasforma in qualcosa d’altro: affetto prima e compassione poi verso una personalità psicologicamente disturbata dai tratti (auto)distruttivi. La salvezza per Philip si trova, forse, all’interno di una numerosa famiglia che vive in campagna, che lo aiuta nel momento più difficile della sua vita e che lo accetta così com’è. In essa lui ritrova quella pace, quei genitori che non ha mai davvero avuto e, forse, l’amore ricambiato.
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Non ho letto questo libro, ma apprezzo la scrittura dell'autore. Unica delusione : "Il velo dipinto" (o qualcosa del genere).