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Noi che ci vogliamo così bene
 
Noi che ci vogliamo così bene 2021-04-12 12:12:48 Anna_
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Anna_ Opinione inserita da Anna_    12 Aprile, 2021
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"Nella speranza c'è volontà, futuro e dolcezza"

"Noi che ci vogliamo così bene" (primo libro che leggo di Marcela Serrano) è il romanzo d'esordio della scrittrice cilena che dopo il golpe di Pinochet fu in esilio a Roma.

Attraverso le storie di Ana, Isabel, Sara e María, la Serrano dà voce, da un lato, all'universo femminile nelle sue più diverse sfaccettature (amicizia, rapporto con il materno, con la famiglia di origine, amori, impegno e passione politica, emancipazione femminile), dall'altro, alla storia del Cile di Pinochet.

Diverse per carattere e per il contesto sociale e affettivo di origine, le quattro protagoniste si sono incontrate per la prima volta dieci anni addietro presso l'Istituto di Ricerca di Santiago: da colleghe ad amiche.
Nella casa sul lago nel Sud del Cile, in cui ha già avuto modo di soggiornare durante le estati precedenti con la sua famiglia, Ana attende, con entusiasmo ma anche con un po' di paura, l'arrivo delle sue amiche per una vacanza lontane da impegni lavorativi, da mariti e figli: potrebbe essere quella la loro ultima occasione per ritrovarsi tutte insieme, per raccontarsi, per comprendere il presente e guardare al futuro.

Ana, la maggiore, è forse la meno interessante e coinvolgente delle quattro con una vita che appare grigia. Racconta poco di sé - "Non sono né bella né brutta. Né alta né bassa... Il mio aspetto rispecchia profondamente il mio essere. Né eccentrica né invisibile" - e nel corso della lettura ci si ricorda di lei soprattutto perché sua è la voce narrante. Eppure quel poco basta a farla percepire come punto di riferimento, certezza all'interno del gruppo.

Sara, nata e cresciuta in un ambiente in cui l'unica voce maschile, quella di suo nonno, non è mai riuscita a farsi sentire, ha ricevuto nella casa materna amore, cure e dedizione; donna intelligente, forte, pratica e amorevole, nata con la fortuna di "non considerare molto l'opinione di nessuno, di fronte alle decisioni che aveva già preso", eppure la sua non manca di essere una storia di rinunce per quei momenti della sua vita in cui non "ha circonferenziato nulla".

Isabel, quanta fretta nel voler diventare grande "per occuparsi della casa e dei suoi fratelli. Essendo l'unica femmina, le sembrava naturale assumere questo ruolo", e quanta fretta poi nel doverlo divenire per "poter coprire le spalle alla mamma di fronte al papà". Poi suo marito, la casa, i figli: amare ed esserci, ascoltare senza ascoltarsi, essere ad un passo dal crollo emotivo.

Ma su tutte prevale la storia di Maria, la più giovane delle quattro, nata "in quell'ambiente fisico e sociale dove qualsiasi arrivista avrebbe voluto nascere". Maria, "bella ma tonta", la più combattiva tra tutte, spirito indipendente e ribelle, donna dagli amori liberi e paralleli, colei che più si è data all'amore e più in realtà se ne è sottratta: farsi coinvolgere, vivere in simbiosi è ciò che più la spaventa. Maria che "chiedeva silenzio, ma gridando, per poter essere ascoltata".

La penna della Serrano non è incisiva né graffiante, è pacata, a volte un po' lenta ma mai noiosa, tiene buona compagnia perché riesce a rendere vicine le sue protagoniste a cui appartengono sentimenti, errori, speranze disattese e nuove possibilità in cui ci si può riconoscere.
Tuttavia il racconto delle vite delle protagoniste ci restituisce un mosaico femminile sì multiforme ma forse troppo ampio.
Alcune 'donne minori' (Piedad, Rita, Laura, ...), infatti, appaiono quel di più che non aggiunge nulla alla storia.
La presenza di tante altre donne invece aiuta a comprendere meglio la personalità e il vissuto delle protagoniste nel cui presente - come spesso ci accade - si possono cogliere, per similitudine o contrapposizione, i riflessi dei legami del passato: tali sono le laboriose e solidali donne della famiglia di Sara; la fragile Neva, madre di Isabel; doña Marita, madre di Maria, donna bellissima così dedita alla religione da sfiorare a volte "forme estreme di puritanesimo" e Magda e Soledad, le sorelle di Maria, non belle come lei ma intelligenti e tenaci come il loro padre.

Maria, Magda, Soledad. Può il destino essere una strada già tracciata? E le scelte, giuste o sbagliate che si compiono, sono in realtà tappe già pre-destinate? Doña Carmela, una vecchia "guaritrice, la levatrice, l'indovina. La strega in poche parole" lo aveva già veramente predetto il loro destino?
"I semi sono quattro e voi siete tre." La carta di bastoni a Magda, la spada a Soledad e quella di coppe a Maria. "Gli ori dovrete cercarli altrove".

Gli ori, Esperanza. "Nella speranza c'è volontà, futuro e dolcezza."

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Commenti

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Anna, non ho mai letto questa autrice. Vedo però che questo libro non ti ha entusiasmato, né per la qualità di scrittura né quanto a piacevolezza di lettura. Presumo non sia , per così dire, imperdibile.
In risposta ad un precedente commento
Anna_
15 Aprile, 2021
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Ciao Emilio. Il libro si legge con facilità e intrattiene, la trama non dispiace ma, come hai notato, lo stile della Serrano non mi ha entusiasmato. Limite mio, forse. Del resto è il primo libro che leggo dell'autrice. Ciao :)
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