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Tre cuori ibernati
I libri di quest’autrice offrono sempre un mix di componenti che è capace di creare davvero tanta empatia con il lettore: descrizioni accurate, che ti fanno sentire parte dell’ambientazione, quasi immerso, racconti di storie di vita un po’ sgangherate, che ci fanno sentire meno solo con i tuoi problemi, il tema dell’esilio, intrecciato alle vicende storiche del Cile, che è un tema che fa parte in modo indissolubile della vita dell’autrice. La storia ci racconta lo scontro (in tutti i sensi…) di tre personaggi sgangherati, che sembrano tre mondi singoli, ciascuno avvolto come in una sfera, che però la vita fa incontrare. Esistenze stabili e prudenti, silenziose ed invisibili, tutte e tre segnate da profondi dolori vissuti e metabolizzati nel silenzio. Le tre sfere si incriccano, si rompono e ne nasce fra loro un’intimità autentica, perché a poco a poco ciascuno di loro rivela se stesso. La vicenda in cui si trovano immersi è un vero e proprio giallo, anche se a tratti a noi risulta anche comica. Il focus della scrittrice non è però risolvere l’enigma del cadavere nel bagagliaio, che li ha fatti incontrare, ma farci conoscerli meglio ognuno di loro, singolarmente, e tutti e tre insieme, indurci a sperare in una loro ritrovata serenità ed affezionarci a ciascuno di loro. Ed abituarci all’idea che, se anche noi nella vita attraversiamo momenti in cui ci sembra di avere il cuore ibernato, oltre l’inverno ci può sempre essere un imprevisto raggio di sole a scaldarci, per cui vale la pena di tornare a guardare fuori da se stessi, forti del ritrovato o nuovo equilibrio che si è ristabilito dentro noi stessi.
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Vedo che hai apprezzato questo libro. Io non l'ho letto. Dopo la grossa delusione di "L'amante giapponese" , al momento non ho più alcun interesse né curiosità verso questa autrice.