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La strada
 
La strada 2021-03-28 10:35:28 Endlesslybooks
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Endlesslybooks Opinione inserita da Endlesslybooks    28 Marzo, 2021
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Ai limiti del nichilismo

SPOILER

Due individui privi di identità: un uomo e un bambino. Due persone come tante al'apparenza, eppure speciali. Non sappiamo molto del loro passato né quello del mondo circostante, ma siamo consapevoli di quel duro presente che ci viene sbattuto in faccia dall'autore. Lo scenario è post apocalittico, spettrale: la natura e i suoi animali sono ormai morti da un pezzo; l'aria è grigia, piena di smog; la cenere si posa ovunque; il freddo; il silenzio; la morte e la strada. Non vi è nient' altro che una strada infinita, simbolo del destino a cui i due vanno incontro.
Riusciranno a sopravvivere anche solo un altro giorno? Ha senso continuare a percorrere passi senza una vera meta? Ha senso patire la fame al punto da non avere più forze? O non è forse meglio morire abbandonandosi all'oblio? Dov'è Dio in tutto questo?
Questi due essere umani, i cosiddetti buoni, si ritrovano a combattere per la propria sopravvivenza armati di qualche straccio, un telo di plastica, un carrello con scarse provviste. Un ritorno al primordiale, all'essenziale. Si ritorna animali, arrampicandosi a quel poco di umano che ancora c'è. Ma tutt'intorno vi è una brutalità shockante: cadaveri ovunque, cannibalismo: sono gli estremi di una generazione appartenente a un mondo pazzo, isterico, psicotico dove non vi è più nessuna cura.

La scrittura di McCarthy ipnotizza; parla di tutto pur parlando dell'essenziale, fa toccare picchi emotivi estremi, disturbanti con un linguaggio che sfocia nel poetico, seppure triste e disruttivo. I dialoghi scarni, come l'ambiente, eppure essenziali, non c'è molto da spiegare, c'è solo da vivere e proseguire la strada verso l'oceano, verso un clima più mite, verso un po' di pace, dove ancora la natura sembra essere viva.

Che mese è? Che anno è? Il tempo si è fermato, gli astri si alternano con i loro giochi di luce per illuminare o oscurare il cammino. La morte è sempre più vicina, eppure riescono a scappare da lei. Hanno dei colpi di fortuna in quell'inferno: cibo nascosto e mai trovato da altri, un rifugio in cui nascondersi nel sottosuolo e per avere una breve illusione di stabilità. Ma la strada si straglia infinita, all'orizzonte e si deve proseguire: i cattivi prima o poi arriveranno .
Incontri, pochi, pericolosi, innocui ma sempre sofferti. Il bambino è colui che tiene ben salda l'umanità, quel fuoco che portano. Sono le parole tristi del piccolo empatico a tenere il padre con i piedi per terra, affinché non si trasformi in un'oscura bestia. Dopotutto, è il padre che ha la responsabilità di guidare, di dare ogni strumento possibile al figlio per superare la vita. Egli si è dovuto sostituire a una madre che ha preferito la morte. Il bambino e il viaggio esistono perché vi è lui come guida, ma egli vi è spinto dalla speranza rappresentata dall'ingenuità, dalla purezza, dalla fragilità del piccolo.

Per questo, quando il padre morirà, lo spingerà a "portare il fuoco" da solo, sopravvivendo grazie a tutto ciò che ha imparato durante quel lasso di tempo confuso. La figura paterna prepara il figlio alla brutalità della vita, cerca di ammorbidire il trauma con tutto ciò che ha a disposizione nelle sue mani.
Oltre a un racconto con un forte simbolismo, vi è una componente psicoanalitica, come Massimo Recalcati descrive in un suo testo: "Una vita e i suoi libri".
E' stato un viaggio duro, devastante, importante, fondamentale, necessario per un'epoca come questa in cui tutto si sta perdendo.


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Commenti

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Valentina, comprendo che il libro è un bel romanzo, ben scritto.
Non l'ho però pienamente gradito per la struttura dispersiva con vari 'sentieri' narrativi collaterali, quasi che l'autore, volendone fare un romanzo benché breve, avesse diluito la narrazione con aggiunte, che però tolgono incisività al racconto.
Complimenti per la recensione, Valentina, non è mai facile quando si è di fronte a un capolavoro di tale portata, al cospetto del quale ogni parola rischierebbe di sminuirlo o banalizzarlo. Sono contento che ti sia piaciuto, e mi auguro tu possa proseguire (sempre che tu non lo abbia già fatto) con la conoscenza di quell'autentico maestro che è Cormac McCarthy. Dopo "La strada" sembrava imminente la pubblicazione di un nuovo romanzo, si vociferava anche della trama e del titolo ("The passenger"), ma sono passati gli anni e nulla si è mosso. Ormai penso che - se esiste davvero e non è una leggenda - verrà pubblicato postumo. Ci sono quindi buone probabilità che "La strada" rimanga alla fine il vero, indimenticabile, canto del cigno dello scrittore di Providence.
Ciao Emilio,

diciamo che forse lui ha voluto osare tentando di fare un romanzo, breve, scarno e quasi ripetitivo, perchè in un modo o nell'altro ogni pagina può sembrare simile alla precedente. Ma come dici tu ci sono anche sentieri collaterali. E' sicuramente un libro molto particolare, penso non sia facile scrivere qualcosa del genere, forse per questo per te ha avuto questo impatto.
Ciao,

devo dire che questo è stato il primo libro di questo autore che ho affrontato e non ne sono rimasta delusa. Non conosco per ora altri suoi titoli, quindi sono aperta ai consigli di lettura di questo autore. E' stata sicuramente una lettura importante, ma penso che non siano tanti, in questo mondo di "scrittori" ad avere del talento. E io personalmente, in lui ne ho visto molto.
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