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Quel che resta del giorno
 
Quel che resta del giorno 2021-03-25 16:02:24 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    25 Marzo, 2021
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Bisogna essere felici

"Maggiordomi di minor levatura sono pronti, alla minima provocazione, a metter da parte la loro figura professionale per lasciare emergere la dimensione privata. Per simili personaggi, fare il maggiordomo è come recitare in una pantomima; basta una piccola spinta, ed ecco che la facciata cade scoprendo l’attore che c’è sotto. I grandi maggiordomi sono grandi proprio per la capacità che hanno di vivere all’interno del loro ruolo professionale e di viverci fino in fondo". Per Stevens fare il maggiordomo non è semplicemente un lavoro, è una vera e propria missione, una vocazione che richiede cieca obbedienza al dovere, massima devozione alla causa. Aspirando alla dignità, elemento fondamentale per qualsiasi maggiordomo degno di questo nome, Stevens esegue il suo compito estraniandosi da tutto ciò che esula dal governo della casa. Sentimenti, idee personali, esigenze, vengono messi da parte. Alla stregua di un automa, il protagonista è capace di continuare impassibilmente il servizio mentre il padre muore a pochi metri da lui, a dimostrare servile devozione al proprio padrone anche quando questi dimostra discutibili simpatie politiche, a lasciarsi scappare quell'amore che sarebbe stato capace di cambiargli la vita. Intransigente con se stesso e con i suoi collaboratori, sempre impeccabile e in grado di prevedere ogni cosa, incapace di godere di un minimo di riposo, alle soglie della vecchiaia l'uomo è costretto ad un implacabile faccia a faccia con la propria esistenza. A bordo della fiammante Ford che il suo nuovo datore di lavoro americano gli ha messo a disposizione, Stevens attraversa la campagna inglese per quella che è la prima vera vacanza della sua vita. Un viaggio in auto per visitare luoghi bellissimi che ha sempre avuto vicino ma che non ha mai potuto raggiungere, sempre troppo impegnato con il dovere, con l'obiettivo finale di rivedere miss Kent, vecchia collaboratrice con cui ha sempre avuto un rapporto tormentato, per proporle di ritornare a lavorare insieme a seguito del fallimento del suo matrimonio. Perso tra le amenità del paesaggio, il protagonista si abbandona a ricordi sempre e indissolubilmente legati alla vita professionale, arrivando inevitabilmente a redigere un bilancio della sua vita. Bilancio che, dopo un'esistenza in cui ha messo da parte tutto ciò che conta veramente, non può che risultare passivo. Ma ormai è troppo tardi per tornare indietro. Il passato non si può più cambiare, si può solo cercare di immaginare con rammarico quello che poteva essere e non è stato, cercando, quando ormai la sera dell'esistenza è vicina, di vivere nel migliore dei modi quel che resta del giorno. “Bisogna essere felici. La sera è la parte più bella della giornata. E forse allora vi è del buono nel consiglio secondo il quale io dovrei smettere di ripensare tanto al passato, dovrei assumere un punto di vista più positivo e cercare di trarre il meglio da quel che rimane della mia giornata”.

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Commenti

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Ciao, Enrico.
Un libro , letto e riletto, sempre incantato dalla scrittura dell'autore.
Rispetto a quanto dici del fallimento esistenziale del protagonista, io ho avuto una diversa percezione : egli non fa un bilancio negativo della propria vita, anzi realisticamente consola la sua ex collega (lei sì convinta di 'aver sbagliato tutto '), dicendole come ogni vita è imperfetta e la invita a cogliere positivamente il suo futuro come nonna. Mi pare sia questa la 'lezione' sulle dolcezze di quel che resta del giorno.
Certo, durante il romanzo, ho avuto anche indignazione verso il personaggio, quando non collabora a salvare le due ragazze ebree ...
Ciao Emilio. Probabilmente ho avuto delle sensazioni errate, però a me il libro, l'ultimo capitolo in particolare, ha trasmesso amarezza. Ho avuto l'impressione che l'incontro tra il protagonista e Miss Kenton fosse una sorta di ultima spiaggia, l'estrema possibilità di afferrare quell'amore che non ha compreso, o fatto finta di non comprendere, quando ne ha avuto l'occasione. Quell'amore che potrebbe finalmente dare un senso ad una vita spesa dietro un insensato ideale professionale, alle cieche dipendenze di un signore dalle idee discutibili (diverse volte durante le tappe del viaggio, si vergogna di ammettere di essere stato al suo servizio). Una vita in cui la sua sfera personale è stata completamente messa da parte (perfino le letture serali erano indirizzate non al suo svago o ad una crescita interiore, ma a perfezionare il linguaggio per offrire un servizio migliore) e che, ora che la stanchezza e l'età avanzata gli impediscono di svolgere il suo lavoro con l'efficienza di un tempo, ha ben poco da offrirgli. Visto il risultato di questo incontro, le parole di consolazione verso la donna e i pensieri verso se stesso, mi sono parsi formule di circostanza più che una lezione di dolcezza.
Molto bella la tua recensione Enrico, complimenti. Ho ritrovato nella tua lettura molte affinità rispetto a quello che ci avevo letto anch'io: amarezza alla fine di una vita dedicata esclusivamente al lavoro, rimpianto per non aver saputo cogliere le occasioni che rendono l'esistenza densa di significato, come l'amore, il crearsi una famiglia... Anch'io ho colto questa tristezza per essersi reso conto troppo tardi di aver completamente soffocato la propria sfera privata. Ricordo che quando terminai la lettura questo aspetto aveva inciso negativamente sulla valutazione del romanzo. A distanza di tempo e dopo aver visto anche il film invece, penso di poter affermare che proprio questo senso di amara malinconia e di sofferto rimpianto durante il tramonto della vita di Stevens renda il libro un piccolo capolavoro.
In risposta ad un precedente commento
Emilio Berra  TO
27 Marzo, 2021
Ultimo aggiornamento:
27 Marzo, 2021
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Enrico, le mie impressioni si sono consolidate soprattutto con la rilettura. Ovviamente, con il totale rispetto verso le tue.
Chiaramente, anche a me tutta l'acritica adesione al suo lavoro (a 'quel' lavoro in 'quel contesto ') m'è parsa per lui sminuente. Lui però 'ci credeva' e si può dire si sia realizzato. Una visione penso piuttosto giapponese, considerate le origini dell'autore. Ma ben fuse con la tradizione inglese.
siti
28 Marzo, 2021
Ultimo aggiornamento:
28 Marzo, 2021
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Ciao Enrico, per me una lettura del cuore. Rapita in toto dall'abnegazione assoluta del protagonista che è anche la sua cifra individuale. Quel che resta del giorno è l' accettazione di ciò che siamo stati... Ognuno nella propria singolare e imprenscindibile imperfezione. Mi consola, come essere umano.
Grazie Chiara. Mi fa piacere che abbiamo avuto le stesse impressioni riguardo a questo libro. Capisco la tua prima reazione e la valutazione negativa. Anche io ho avuto difficoltà a dare un giudizio immediato e ho preferito aspettare qualche giorno prima di scrivere la mia recensione, valutandolo poi positivamente nonostante l'amarezza suscitatami. O forse proprio in virtù di questa.
È vero Emilio, il suo modo di vivere la professione mi ha un po' ricordato la cieca abnegazione dei samurai. Un samurai, però, dall'impeccabile aplomb inglese. :-)
Ciao Laura. Quindi la tua lettura è più vicina al giudizio di Emilio. Siete riusciti a cogliere una positività che, a quanto pare, mi è sfuggita.
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