Dettagli Recensione
Forse potremmo farci compagnia….
Parlare della vecchiaia non è semplice perché solitudine, preoccupazioni o banalità sembrano esserne compagni fedeli, e sono argomenti che intristiscono chi legge.
Kent Haruf riesce ad affrontare il tema da un’altra prospettiva, in modo positivo, solare, attivo, di chi non si piega alla routine di giorni vuoti e ormai finiti non restando altro che rimuginare su essi, ma vede invece una possibilità nuova di rimettersi in gioco, provare e destare interesse, avere giornate libere per poter incontrare, far compagnia, uscire a pranzo fuori e perché no amare. Raccontarsi.
"Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me." "Cosa?
In che senso?"
Il romanzo è tanto breve quanto dolcissimo e la malinconia che fa capolino solo a tratti compare davvero.
Ritornare ad Holt, immaginaria cittadina in Colorado, è un tuffo al cuore.
Conosciamo Addie Moore e Louis Waters entrambi vedovi e settantenni ma ancora aperti alla vita e alle occasioni che essa può presentare.
E’ proprio Addie a presentarsi un giorno alla porta di Louis per chiedere ed offrire compagnia. Instaurare con il suo vicino una tenera quotidianità: chiudere insieme la giornata e passare la notte insieme facendosi reciprocamente compagnia perché quando si è soli, il buio, la notte, le ore, possono essere momenti di sconforto e disperazione. E’ la proposta di una donna emancipata che non vuol arrendersi alla arretratezza sociale e culturale. E trova in Louis una spalla forte che si ritrova nei pensieri di lei. Quello che doveva essere un tentativo diventa una necessità a cui entrambi non vorrebbero rinunciare. Perciò ci spiace quando proprio dalla famiglia arrivano critiche e pregiudizi e attacchi verbali violenti.
Inizia un’ amicizia che diventa conforto e poi amore, che oltrepassa anche le maldicenze di una piccola e chiusa provincia americana. Perché se la vita ha ancora da offrire, sarebbe un delitto non cogliere le opportunità.
E quando ad arricchire ulteriormente le loro giornate arriverà il nipotino di Addie, Jamie, la famiglia ci sembra davvero formata. Siamo ancora più felici. Sono ancora più completi.
Lo stile di Haruf è caldo, tiene compagnia, osserva e racconta senza essere indiscreto, non è inutilmente buonista ma prova a costruire una visione della vita dove l’attesa di un momento da vivere ci faccia compagnia per affrontare la lunga giornata. Dove di cose da pensare e da fare ancora ce ne possono essere.
Mi ha colpita l’ottimismo della visione dell’autore di una parte di vita a cui penso spesso, e non nascondo con un certo timore, e il suo infondere coraggio e gioia di vivere. Mi ha confortata. Leggere questo romanzo mi ha fatto felicemente sorridere, perché racconta direttamente ai nostri cuori. Perché mi ha aiutata ad aprire gli occhi, tranquillizzandomi, su una fase della vita a cui non sempre penso con la dovuta serenità.
Buone prossime letture.
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ciao
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