Dettagli Recensione
Troppa felicità fa male
"Vuole solo che lui stia bene. Lui e tutti gli estranei che incrocia per strada. Che gioisca della palese incoerenza del mondo. Questo e nient'altro vuole da tutti, in tutti i Paesi."
Generosity è il nomignolo di Thassa, figlia della felicità, personaggio principale del libro, una sorta di principe Myskin contemporaneo ma in versione femminile. Lei ama la vita e gioisce di ogni cosa vivendo con pienezza il presente, non sa cosa significano i sentimenti o i pensieri negativi e la sua esuberanza è decisamente contagiosa. E se la bontà infinita di Myskin lo catalogava come un idiota, oggi, l'infinita felicità di Thassa la stigmatizza quasi come una povera malata inconsapevole che ha bisogno di cure e supporto per... essere meno felice.(?!!) Infatti il primo a preoccuparsene è il suo docente di scrittura creativa Russell Stone che apre anche il sipario del racconto. Thassa è algerina, e nella sua lingua il suo nome significa "cuore, gioia", mentre Stone, bhé, una pietra di nome e di fatto. L'interessamento di Stone è la prima tessera a cadere sulla successiva in questo gioco di domino che diventerà la vita di Generosity. Ma una sana dose di affari propri, no? Scherzi a parte, questo interessamento, sicuramente in buona fede, scatena dei meccanismi che risulteranno insostenibili sul lungo andare. L'attenzione principale sarà quella della scienza, sotto le sembianze dell'esperto in geni Thomas Kurton che desidera studiare Thassa e i suoi geni per poterli riprodurre e creare la felicità, a portata di tutti. Le cose precipitano quando il suo anonimato non è più garantito e la figlia della felicità viene data in pasto ai leoni.
Powers sposa anche in questo libro l'idea della parte scientifica all'avanguardia (e anche oltre) che si propone di cambiare la natura umana, migliorandola- o almeno con questa intenzione- ma sarà mai possibile? La natura umana, cosi come la natura in generale, nasce perfetta e laddove l'uomo interviene, il suo equilibrio viene meno.
"Migliorate pure, dice. Il miglioramento non significherà nulla, sulle lunghe distanze. Il rimodellamento della natura umana sarà approssimativo e pieno di difetti come i rimodellatori. Non ci sentiremo mai migliorati. Saremo sempre banditi da qualche altro Eden. Il commercio dell'infelicità rimarrà una industria fiorente."
Nel sottofondo avanza parallelamente anche il tema del cambiamento climatico, altra natura che l'uomo ha effettivamente intaccato e che gli effetti sono inequivocabili, cosa succederà con quella umana quando i bambini che devono ancora nascere verranno creati sul catalogo, con i geni più desiderabili? Powers dice che nel tempo, la letteratura si è sempre avverata in qualche modo, succederà così anche con le idee sviluppate qui? Speriamo di no, ve lo immaginate un mondo pieno di persone beate e che vivono a lungo, molto a lungo?! Che sovraffollamento! Ce lo fa immaginare molto simpaticamente Saramago in "Le intermittenze della morte".
Altra tematica alla quale l'autore strizza l'occhio è quella del mercato dello show televisivo e di come la verità viene riscritta dal copione per essere quella che i moderatori voglio far credere, un po' come nel 1984 di Orwell. Non manca nemmeno quella della letteratura e della scrittura.
A mia opinione questo libro di Powers è molto più accessibile a tutte le categorie di lettori, a differenza di "Orfeo" che ho trovato più di nicchia e con una componente scientifica e tematica abbastanza ingombrate che vede come lettore ideale un appassionato alla musica e alla genetica, mentre in "Generosity", seppur la genetica sia sempre presente, lo è in maniera più blanda e ben intrecciata con una trama vivace e che tiene sempre sveglia l'attenzione e la curiosità del lettore. Anche la prosa è molto curata, sia come linguaggio che ho trovato elegante, metaforico e simbolico al punto giusto, sia come riferimenti letterari -infatti vengono nominati Pynchon, Dostoevskji, Henry James, Melville e altro ancora. Ma la cosa che più mi è piaciuto è stato lo stile perché c'è il narratore onnisciente facilmente identificabile in Powers, che interagisce sia con i suoi personaggi che con il lettore, dando un tocco di giocosità e originalità, mi ha ricordato per certi versi Nabokov, ma solo per certi versi, intendiamoci.
Ci sono anche un paio di cose che non ho apprezzato molto, come per esempio lo sviluppo finale dei personaggi Russell e Candance, soprattutto quello di Russell in quanto personaggio ampiamente descritto all'inizio ma che nell'epilogo viene un po' liquidato in fretta a mio parere e su Candance avrei preferito qualche luce in più in quanto l'ho trovata un po' ambigua. Allo stesso modo ho trovato di cattivo gusto e poco originale la fine che appioppa allo scienziato Thomas Kurton - che poteva benissimo chiamare Steve Jobs a questo punto. Per contro mi è piaciuto come ha gestito la parte finale su Miss Generosity e come ha calato lo sipario. Sicuramente una interessante e gradevole lettura che offre qualche spunto di riflessione.
"Dalla mia postazione, l'intera razza umana ha combinato qualche stupidaggine da giovane, un'acrobazia che ha rovinato qualcuno. Il segreto della sopravvivenza sta nel dimenticare. Se l'evoluzione favorisse la coscienza, ogni cosa dotata di spina dorsale si sarebbe impiccata a una trave del soffitto milioni di ani fa, e gli invertebrati avrebbero ripreso il comando."
Indicazioni utili
Commenti
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Per Emilio: se vuoi leggere un solo libro di Powers, ti consiglio vivamente "Il tempo di una canzone", uno dei più bei romanzi che abbia mai letto.
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Io continuo ad avere una gran voglia di leggere qualcosa che ha scritto, ma preferisco cominciare dal meglio.