Dettagli Recensione
Voragini familiari
Quando un terremoto rade al suolo il castello familiare
Quando la morte di un padre non provoca lacrime
Quando il presente è segnato irrimediabilmente dal passato
Questi i temi cardine su cui è costruito l'impianto del romanzo, una storia familiare che si compone di piccole tessere fino alla manifestazione del mosaico finale, emblema di quanto più nero possa accadere tra le mura domestiche.
La narrazione è fortemente introspettiva, prende le mosse dalla voce di una figlia, l'incompresa, l'irriconoscente, l'anaffettiva. Etichette apposte dalla madre e dalle sorelle, chiuse in una cecità dettata da regole di convenienza sociale ed economica.
Il dramma vissuto da una delle figlie sembra infastidire l'intera famiglia, per nulla pronta a porgere la mano della comprensione e della vicinanza affettiva ma decisa ad allontanare la fonte del problema.
Segreti taciuti, incubi, rimorsi, esami di coscienza mancati, tante lacrime che solcano l'anima per sempre.
Temi dolenti scoperchiati da tante cronache attuali, di grande impatto emozionale per il lettore, avvolto da una cappa asfissiante man mano che si svelano le carte ed il passato affiora dai silenzi.
Il ritmo del narrato è piuttosto lento, buon mezzo per insinuarsi nelle pieghe più profonde del dolore e della rabbia di una figlia che a distanza di decenni deve ancora elaborare quando accaduto all'interno del luogo più sacro, la propria casa; tuttavia il lento cammino dell'introspezione non dovrebbe cadere nella sensazione di ridondanza. A causa di ciò, il romanzo perde di piacevolezza sul finale, per quell'insistere su concetti già espressi dalla protagonista come sassi gettati nello stagno che disegnano sempre gli stessi cerchi.
Con qualche sforbiciata, l'autrice norvegese avrebbe confezionato un romanzo più incisivo e gradevole.