Dettagli Recensione
Dove tutto si ricompone (o quasi)
Che dire di “cuore di ghiaccio”? Che le mille pagine mi hanno davvero intrigato: una saga spagnola dei tempi moderni, la tecnica narrativa sagace, l’intrecciarsi di nomi, di fatti, di lassi temporali. Un lungo fiume verso cui affluiscono uno dopo l’altro, inesorabilmente, tutti gli affluenti, tutti i tasselli del mosaico che si compongono e si scompongono per poi ricomporsi in un ordine sempre più logico o quasi. La politica, le famiglie, la fortuna e la sfortuna, l’idealismo, il cinismo, la pietà e la crudeltà, tutto quanto insieme e, al tempo stesso, ogni elemento desolatamente separato dall’insieme. Le vicende dei Fernandez e dei Carriòn che si intrecciano, si separano per poi tornare a fondersi e a saldarsi insieme nell’uguale diversità delle due Spagne. Con qualche distinguo di troppo, forse, che privilegia al solito una sola parte mentre si tacciono, o si citano appena, in punta di piedi, come se si trattasse di contrattempi senza rilevanza, le violenze che ci furono dalla parte dei “paria della terra”, che prima di andarsene in esilio fecero in tempo a creare un discreto numero di martiri incolpevoli.
Ecco, il difetto palpabile di questo romanzo, che vuol essere un affresco grandioso della Spagna del ventesimo secolo, è a mio parere proprio questo sottile filo partigiano che non approfondisce abbastanza il dato di fatto incontrovertibile della trasversalità del bene e del male, entità immutabili che non viaggiano accanto all’una piuttosto che all’altra idea ma che le attraversano entrambe, come sempre succede nella vita reale. Una verità universale fin troppo ovvia che forse avrebbe consolato l’inconsolabile Alvaro Carriòn Otero e moderato le tensioni giustiziere dell’inquieta Raquel Fernandez Perea. Tutto qui.