Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Le molteplici funzioni dell’arte del Cinema.
L’ultimo romanzo di Jonathan Coe, Io e Mr Wilder, offre davvero molti spunti di riflessione non solo sull’arte del Cinema, quanto anche e soprattutto sulla vita stessa.
Il racconto è affidato a un io narrante che si identifica con la protagonista Calista Frangopoulou, musicista dilettante e poi professionista che rievoca la sua giovinezza segnata in maniera indelebile dall’incontro con l’anziano regista Billy Wilder che determinò alcune delle scelte più importanti della sua vita. È una storia che ci conduce attraverso un mondo di personaggi reali e immaginari che ha lo scopo di sottolineare quale sia e possa essere la funzione del Cinema nella società contemporanea e quale sia stato il fascino da esso esercitato durante tutto il corso del Novecento.
Non a caso tra i tanti produttori, registi e scenografi di Hollywood, Coe ha scelto proprio Wilder, al quale si devono alcuni dei successi più clamorosi del Cinema americano, ma anche alcuni flop altrettanto clamorosi. E già qui ci si può domandare secondo quali canoni si può determinare il successo o il fallimento di un film? La prima risposta risiede nel gradimento del pubblico, a prescindere dal valore intrinseco dell’opera stessa. Tenere presenti le esigenze di una platea vasta ed eterogenea come quella cinematografica è certamente determinante. Il pubblico del Cinema può essere di “èlite”, se con questo termine si vuole fare riferimento a volte a sproposito, a quegli spettatori più o meno acculturati che preferiscono il genere impegnato a finale aperto che si offre a molteplici interpretazioni, o viceversa di “massa” se dallo spettacolo esso cerca svago, emozione, evasione dalle difficoltà della vita quotidiana.
Billy Wilder, infatti, firmò splendide commedie che riscossero il consenso di tutto il mondo del cinema come “L’appartamento”, “A qualcuno piace caldo”, “Sabrina”, Irma la dolce”, e opere che al contrario segnarono il suo declino come “Fedora” e “Buddy Buddy”. Ciò che in ogni caso risulta evidente è che anche in quelle commedie che eccellono per la vivacità della sceneggiatura, la raffinatezza della scenografia e dell’interpretazione di divi affermati, vi è di fondo sempre un tema serio, più impegnativo, su cui riflettere, che sostanzialmente si esplicita in una critica sui limiti e i difetti della società americana. La forma e la vena satirica e umoristica della maggior parte delle opere di Wilder definirono il loro grande successo. “Fedora” che aveva ripreso il soggetto dello spietato declino della star di successo già affrontato ne “Il viale del tramonto” non avrebbe avuto lo stesso destino delle commedie brillanti, poiché il soggetto era troppo amaro, poco gradevole per un pubblico in cerca di sollievo nelle sale cinematografiche. E a questo proposito, proprio il personaggio Wilder, nel romanzo di Coe, farà un’analisi spietata del successo de “Lo squalo” di Spielberg, dovuto a quell’esigenza di emozioni forti che il pubblico va maturando via via che nel Novecento si vanno esaurendo messaggi artistici di forte impatto. Ma la critica a “Lo squalo” non impedisce a Wilder di riconoscere il grande talento dello Spielberg di “Schindler’s list”, un soggetto che lo stesso Wilder avrebbe voluto affrontare se non fosse stato troppo coinvolto nella tragedia della Shoah, essendo egli stesso di origini austriache e avendo perso la madre in un campo di concentramento.
“Io e Mr Wilder” è dunque, nel suo complesso, un omaggio al Cinema, a chi ad esso ha dedicato la vita, a che ne ha esaltato la funzione etica, sia nella sua forma divulgativa che in quella più specificamente artistica. Jonathan Coe ancora una volta affronta temi di grande attualità con un occhio costantemente rivolto al nostro mondo contemporaneo di cui approfondisce anche i lati più oscuri, quei lati che spesso troppo opportunisticamente si è portati a ignorare e a dimenticare.