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Leggere Lolita a Teheran
 
Leggere Lolita a Teheran 2021-02-01 18:42:54 CortaZur
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
3.0
CortaZur Opinione inserita da CortaZur    01 Febbraio, 2021
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Un memoir riuscito a metà

Subito dopo aver letto Lolita ho voluto leggere questo romanzo che da tempo mi sussurrava dalla libreria e suscitava la mia curiosità. Dal titolo ero stato indotto a pensare che trattasse di come la lettura di Lolita suscitasse chissà quali pensieri proibiti nelle menti dei/delle persiani/e ma si deve stare attenti ai titoli fuorvianti infatti, un titolo del genere sicuramente riesce nel chiamare l'attenzione essendo direttamente associabile con il grande capolavoro di Nabokov, però c'entra poco con esso.

La protagonista della storia è la letteratura vorrei dire, ma in realtà è la voce narrante di questo memoir dell'autrice che racconta i suoi ricordi di quando inseganva e dava lezioni clandestine in Iran, tenendo un corso privato, non solo leggendo Lolita, con cui si apre il libro, ma anche poi leggendo altri grandi classici di Fitzgerald, di Harry James, della Austen. In ognuno dei capitoli deidcati a ciascun romanziere si cerca di creare dei parallelismi tra la realtà iraniana e la idea di occidente che trasmette la lettura di ognuno dei libri presi ad esempio. Si vive con l'autrice/professoressa il susseguirsi di eventi, l'ascesa del regime islamico, l'imposizione dei veli alle donne, la progressiva privazione di diritti, anche i più banali, sempre contro le donne da parte dell'ottuso regime islamico, e tutto questo è la parte centrale del libro quella che lo rende davvero notevole e meritevole di complimenti.

Lo stile di scrittura non mi ha colpito in positivo, si tende molto a fare confusione temporale, infatti, un momento si è negli Stati Uniti e un momento dopo si è sotto le bombe a Teheran. Inoltre c'è il tentativo di caratterizzare le varie studentesse con le loro fantasie,sogni, speranze che però risulta poco riuscito, sembrano solo dei personaggi di contorno ed è evidente che la protagonista indiscussa è sempre la voce narrante.
Paradossalmente è proprio l'eccessiva auto celebrazione dell'autrice a suscitare più di qualche perplessità durante la lettura, non si riesce a creare un'intimità ed è evidente la tendenza a marcare il suo ruolo da professoressa persino mentre scrive.

Un libro risucito a metà, dove la metà buona secondo il mio parere è proprio la finestra aperta sulla cultura iraniana e sul periodo storico trattato nel romanzo.

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