Dettagli Recensione
Benvenuti nel nuovo mondo
Due coppie, due uomini due donne, e un terzo. Cinque persone, dieci occhi all’alba di un evento e al tramonto della civiltà per come noi la conosciamo. La tecnologia fallisce un’ ultima volta. Che ne sarà di noi? Cosa ne rimarrà nei vastissimi spazi che lo squillare di un telefono o la parlantina di un telecronista sportivo non possono più colmare? Vuoto e silenzio, cinque persone sole con loro stesse, dieci occhi che finalmente si guardano e... non capiscono.
The Silence di Delillo è un capolavoro della non scrittura, delle pause tra le parole, il subconscio implicito che, allorchè venga a mancare la base, il territorio comune che ci rende animali sociali (sia esso un evento sportivo, una birra, un’informazione ormai irreperibile), stenta ad ergersi coscienza di massa, ormai inadatto e superato a tessere le maglie di un vivere comune.
Potere e pericolo della modernità: senza qualcosa da guardare, senza qualcosa da ascoltare noi non siamo più niente. Parole nel vuoto, pensieri erratici, gesti casuali. Silenzio.
The Silence corroborato da una scrittura mericolosamente scarna è la perfetta sintesi della nostra essenza. L’opera minimale non più solo ormai di un grande scrittore, ma di un grande poeta.
Molti hanno criticato il DeLillo maturo (il post Underworld) come qualcuno che si è snaturato, che non racconta più storie e punta tutto sullo stile. Non è vero, non si è snaturato è trasceso, la sua scrittura è diventata altro: non occorrono più paragrafi, frasi elaborate. Solo delle parole, leggere imbeccatte che ci indicano il cammino e noi raccontiamo a noi stessi la loro storia, che in fin dei conti è la nostra.
Il DeLillo maturo ha inventato un nuovo scrivere, trascendetale e olografico, voxel ad altissima definizone, collocati con perizia negli angoli più oscuri della nostra coscienza per permetterci di scrivere il vissuto dei suoi personaggi e, scrivendone, viverlo.
Credo che ben pochi autori come il DeLillo di quest’ultima opera siano in grado di teletrasportare (sì, proprio teletrasportare) il lettore, non in un’altra vita, ma in un altro vivere. Questa con la sua intima e personale sensibilità è la nuova frontiera della narrativa. Una frontiera che creiamo noi lettori, tra gli ampi spazi di un mondo disadorno. Il pianeta DeLillo.
Eccezionale, trasfigurante, mistico.
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Commenti
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Grazie x i complimenti ho cercato nel mio piccolo (anzi minuscolo) di trasmettere un po' le sensazioni che si provano leggendo, più che soffermarmi su un'analisi minuziosa di trama e prosa
Eh sul tornare a scrivere sai il problema è che (a parte il tempo) il libro ormai deve trasmettermi qualcosa, nel bene o nel male ma deve parlarmi, invogliarmi a parlarne. Anni fa alcune recensioni mi rendevo conto che erano meccaniche e banali: riassuntino trama - interpretazione del messaggio (ammesso ci fosse) commento sullo stile e fine. E le mettevo sul sito comunque quasi fosse un dovere, non voglio più scriverne di così. Adesso mi costringo a scrivere solo quando non riesco davvero a farne a meno, quanto sento la necessità improrogabile e allora smetto di fare qualunque cosa (o quasi) e le parole nascono da sole. Non so se è così anche per te, ma a leggerti, a sentire l’impegno e la passioni che metti nei tuoi lavori, secondo me mi capisci.
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