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Dizionario dei nomi propri
 
Dizionario dei nomi propri 2021-01-27 11:59:49 Mian88
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    27 Gennaio, 2021
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Plectrude

Il nome è spesso sinonimo di radice ma anche di destino. Chi lo porta ne rappresenta l’essenza, il cuore, l’anima. E questo, Plectrude, lo sa molto bene. Lei che sarà una donna fuori dagli schemi e che ha un percorso di vita estremamente difficile essendo nata in quel di un carcere da Lucette, una madre uxoricida e suicida dopo la nascita, che le imprime sulla pelle un nome che è un peso non indifferente. Adottata dalla sorella della madre e con già due figlie, ella cresce in un ambiente dove non è semplice sopravvivere alle pressioni.
Seppur sia immancabile quel tocco tipico della penna di Amélie Nothomb in questo scritto quel che viene trattato è un tema molto forte e reale che porta l’autrice ad abbandonare quei toni un po’ più ironici e dissacranti a cui ci siamo abituati nelle letture dei suoi scritti. Perché se da un lato ritroviamo temi cari e già affrontati che vanno dal passaggio dall’adolescenza all’età adulta (che ritroveremo anche in “Antichrista”, per citare un titolo), la narratrice non si risparmia di parlarci di anoressia. Plectrude ama danzare, fa di questo la sua ragione di vita, vi si dedica anima e corpo tanto da cadere in questa malattia così irrefrenabile e inarrestabile. Si chiuderà in uno scrigno le cui chiavi sono andate perdute esattamente come tanti di quei rapporti umani e sentimenti che precedentemente aveva e provava.
E se la linea narrativa stupisce per le descrizioni minuziose di quegli allenamenti, e se da un lato non ritroviamo quel sarcasmo proprio della romanziera, ecco che siamo sbaragliati dai contenuti e anche dal vero. Perché con questa opera Amélie Nothomb racconta la storia della cantante Robert per la quale ha scritto molte canzoni ma ci racconta anche una parte di sé perché è stata lei per prima colpita dalla malattia.
Si potrebbe dire tanto ancora su questo titolo ma credo sia opportuno non andare oltre perché la storia ha molto da offrire dall’inizio alla fine, sino a quell’epilogo che spiazza e che ci riporta a quella componente surreale fedele e onnipresente e chiede semplicemente di essere ascoltata.

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