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L'ultimo avamposto degli uomini
Il Genio della letteratura mondiale, si diverte a scavare con cura e meticolosità la personalità disturbata e disturbante, di un essere che semplicemente ha deciso di non accettare la società per quella che è nella sua superficialità e meschinità e con noncuranza si rifugia in un sottosuolo di pensieri ed azioni, con la speranza di isolarsi per sempre da una vita tediosa ed impossibile da sopportare.
Una delle maggiori capacità di questo immenso scrittore è proprio quella di riuscire a sezionare l'animo dei protagonisti dei suoi meravigliosi racconti o romanzi. Portare allo scoperto cosa si cela dietro le azioni dei vari personaggi che popolano la sua immensa opera.
E' un libro minore questo, della sua produzione, ma non in un senso negativo, ma solo per il fatto che davanti non avrete dei tomi infiniti come i "i Fratelli Karamazov" o "i Demoni", bensì un opera abbastanza breve, ma grandiosamente densa.
Forse uno dei più accurati viaggi introspettivi nella psiche di un uomo che vive una vita parallela alla società, dove non ci è possibilità di lieto fine.
Un essere tormentato dal fatto, che ha preso consapevolezza dell'immane distanza che vi è fra i suoi ideali di bellezza e la cupa, ingorda realtà che lo circonda, popolata da ex-uomini (termine meraviglioso che mi permetto di rubare a un racconto di un altro illuminato scrittore della Santa Madre Russia dell'800, Maksim Gor'kij) che vivono o meglio sopravvivono cercando di arrecarsi più male possibile, sognando sempre una vita migliore, che desiderano sopraffare il prossimo per il proprio tornaconto personale e che in definitiva fin quando non torneranno alla terra, si arrabattano come possono per dare un senso alla miserevole esistenza che conducono.
Il protagonista decide che è arrivato al segno, che così non è proprio il caso di continuare a campare. Lancia la sua sfida alla società, ben consapevole che ne uscirà schiacciato.
Il libro si divide in due parti, strettamente legate fra loro.
Sono gli albori della concezione nichilista della realtà, dove tutto è permesso, poichè nulla ha un senso. E' tutto così ridicolo che allora ognuno di noi è libero di operare come meglio crede.
Vengono negati i concetti e i principi religiosi e politici, poichè essendo concepiti dagli uomini, hanno in se già il germe del loro fallimento, della loro ipocrisia, della loro meschinità.
Le persone sono viste come appunto degli ex uomini, che per il loro tornaconto, la vanagloria, la superbia sono capaciti di ogni cosa. La storia si scrive sul sangue dei vinti e il nostro protagonista decide di vendere cara la pelle, di non abbassare la testa davanti alla stupidità, l'ignoranza, l'avarizia umana della gente. Cerca un po di poesia, di speranza nel tedio quotidiano che lo circonda e quando alla fine capisce che non c'è rimedio, sprofonda nella sua coscienza, si chiude in se stesso, scava nel sottofondo finendo per auto seppellirsi e con sommo godimento si porta a braccetto il lettore che ha avuto la compiacenza di seguirlo in questo sprofondare negli inferi della mente e del corpo.
E' un picaro, un ossesso, un sognatore, osserva le stelle rinchiuso nelle gelide mura domestiche.
E poi come ultimo gesto disperato, come il naufrago che agonizzante sta per essere risucchiato dalle acque melmose cerca un oggetto che non esiste a cui aggrapparsi, decide di innamorarsi di una ragazza di vita anch'essa ai margini, ma egli sa che questo suo ultimo folle gesto non è che l'infamante estremo atto di una vita errabonda, viziosa, corrotta dal germe della follia.
Il sottosuolo è l'ultimo avamposto ove riparare, cercare pace. Difendere quell'ultimo sotto strato di libertà con tutte le proprie forze per ribadire a se stesso di essere, a proprio modo, ancora vivo.
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Il sosia
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