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Carrère, dove vuoi andare a parare?
Introdotto da un incipit ispirato al pirandelliano "Uno, nessuno, centomila", questo romanzo ne riprende le tematiche solo di striscio. Difatti, piuttosto che il raffronto tra la propria identità e le innumerevoli altre che ci affibbiano gli altri, il dilemma che tormenta il protagonista de "I baffi" di Emmanuel Carrère è più incentrato sulla possibilità che ogni certezza possa essere messa in discussione e sgretolarsi da un momento all’altro.
Cos'è realmente accaduto e cosa no? Chi è pazzo e chi invece è sano?
I primi dubbi cominciano quando il nostro protagonista decide di tagliarsi i baffi, quasi per gioco. Ma li ha davvero tagliati, o è sempre stato senza e nella sua testa è scattato un qualche strano meccanismo? Difficile da dire, fatto sta che nessuno sembra accorgersi di questo cambiamento, tanto che il protagonista pensa a uno sciocco scherzo ordito da sua moglie e dai suoi amici. Ma quando si rende conto che ordire uno scherzo di tale portata, in cui siano stati coinvolti tutti i suoi conoscenti, sarebbe troppo anche per sua moglie, la terra sotto i suoi piedi comincia a sgretolarsi lentamente e ogni aspetto della realtà che considerava scontato viene stravolto da dubbio e incertezza. A questo punto il protagonista tenterà di darsi ogni sorta di spiegazione: passerà dalla convinzione che sia sua moglie a essere pazza, alla possibilità (come abbiamo detto) che vi sia un enorme piano ordito contro di lui, fino al sospetto che vi sia di mezzo una relazione extra-coniugale che vuole legittimare se stessa sbarazzandosi di lui, portandolo alla follia.
Il protagonista è spaesato, ma lo è anche il lettore, che non sa davvero a chi credere: la sensazione prevalente è che il nostro narratore e protagonista sia affidabile quanto la protagonista di quel “Giro di vite” di jamesiana memoria, sebbene vi siano delle piccole incoerenze nel comportamento degli altri personaggi che lo fanno dubitare, e non poco.
Indipendentemente da tutto questo, quel che non è propriamente chiaro è dove Carrère volesse andare a parare: vuole portarci a pensare che, con un piano ben ordito, si possa arrivare a dubitare anche delle nostre più solide realtà? Che la menta umana è instabile e fragile, e che basta poco a farla cedere? Il macabro finale non risolve le incertezze, che sono evidentemente volute ma lasciano dubbi sulle intenzioni dell'autore e sull'effettiva riuscita del romanzo.
“«Che ne diresti se mi tagliassi i baffi?». Agnès, che sfogliava una rivista sul divano, diede una risata leggera, poi rispose: «Sarebbe una buona idea».”
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