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UNA MANCIATA DI POLVERE
Mentre sul fronte europeo imperversa la seconda guerra, un giovane italo-americano è impegnato a sbarcare il lunario in cerca di sostentamento economico sfruttando le proprie velleità letterarie.
Arturo Bandini coltiva il grande sogno di poter essere riconosciuto come buon scrittore e quindi di potersi riscattare ogni occhi sia dei familiari sia della società.
Quella narrata è una vita ai margini, scandita da espedienti, miseria economica e degrado sociale.
Una carrellata di volti devastati da droghe e alcol, un mondo di dannati in cerca di resurrezione e di liberazione da una voragine buia che li ha ingoiati.
Uomini e donne senza via di scampo, corrosi dai propri vizi, assuefatti ad una esistenza infelice dove gli affetti stentano a trovare terreno fertile per attecchire.
Un romanzo breve, le cui pagine a tinte forti scorrono veloci tra le mani del lettore, mosso quest'ultimo dalla curiosità di poter conoscere il responso del destino alla frenetica ricerca di redenzione del protagonista.
Uno spaccato americano senza veli, che fotografa un periodo storico ed un substrato sociale lontano dai fasti e dalle glorie, una nicchia di dimenticati.
Quello di Fante è un filone letterario già percorso da autori a lui contemporanei che ha il pregio di aver ritratto con estremo realismo il novecento del continente d'oltreoceano.
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Un autore famoso mai letto. Se ne parla bene ma non riesce a incuriosirmi.