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Quando eravamo orfani
 
Quando eravamo orfani 2021-01-19 15:03:46 68
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
68 Opinione inserita da 68    19 Gennaio, 2021
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Smarrimento ossessivo

Kazuo Ishiguro, premio Nobel per la letteratura nel 2017, che ben ricordiamo per “ Quel che resta del giorno “, ambienta questo romanzo tra presente e passato, ricercando il senso di un’ infanzia rubata. Il protagonista è Christopher Banks, ancora bambino in una Shangai dove ha vissuto la scomparsa, forse il rapimento, dei suoi genitori, coinvolti nel commercio dell’ oppio tra Cina e Inghilterra e nella dura battaglia per i diritti civili.
Christopher è, suo malgrado, un orfano costretto a tornare in Europa, in una patria del tutto sconosciuta e lontana dove, iscritto nelle migliori scuole, diverrà il più famoso detective d’ Inghilterra, impegnato a farsi un nome, risolvere casi complessi, legittimare la propria fama.
Dentro di se’, più che mai, sente il desiderio di tornare a Shangai per risolvere il caso più importante, la scomparsa dei suoi genitori, affondando i ricordi nella memoria convinto che siano sopravvissuti, ricostruendo i fatti grazie al ritrovamento di persone care ( il vecchio amico Akiri ).
Il presente mostra tutt’altro, un nuovo conflitto mondiale alle porte, Cina e Giappone ai ferri corti mentre una giovane donna ( Sarah ) continua a sognare una vita avventurosa idealmente perduta.
Inutile rimarcare che la verità non è come sembra, che i propri ricordi nascondono altro, i tempi sono cambiati, il passato dissolto, la ricerca restituirà una scoperta poco gratificante, cruda e lontana dal percepito, distogliendo il protagonista dall’ illusione primaria e riportandolo a una vita da ricostruire.
Il futuro vivrà dell’ affetto e della purezza di Jennifer, un’ orfana che Christopher ha adottato da bambina, oggi una donna sola, immersa nella sua stessa difficoltà sentimentale ma con un carattere solido, che lo considera un punto di riferimento, colui che si è preso cura di lei, la loro una simbiosi che un giorno potrebbe sfociare in una vita bucolica condivisa.

.... “ per quelli come noi il destino è affrontare il mondo da orfani e inseguire per anni i fantasmi di genitori scomparsi. E non possiamo fare altro che sforzarci di concludere la missione, quanto meglio e’ possibile, perché fino a quando non lo avremo fatto non ci verrà concessa mai pace”...

Kazuo Ishiguro, grazie a una prosa delicata e gentile che scorre limpidamente tra rappresentazioni meticolose e impressioni armoniche, accompagna il lettore in ripetuti flashback , tra sogno e realtà, percepito e immaginato, costruendo una trama complessa che nella seconda parte, viceversa, si rivela un’ affrettata e caotica costruzione inespressa, troppo fragile per essere vera.
Un romanzo pervaso da un senso di malinconica assenza, trasformato da Christopher in una presenza, che si dibatte nell’ incertezza e incompiutezza del protagonista, all’ affannosa ricerca di un equilibrio nel mistero di un’ infanzia rubata, di un’ origine violata, una risposta che molti anni dopo consegnerà una verità diversa in un mondo mutato e difforme.
Christopher Banks, il più grande detective di Inghilterra, viaggerà nel cuore di un giuoco poco credibile, un orfano della vita, almeno nel percepito, investito da molteplici avvenimenti e incontri fragili e sfuggenti, senza che si riesca ad attribuirne senso e collegamento, oltre un’ impressione labile, e la sua figura professionale pare in balia degli eventi, finendo per smontare la propria costruzione del reale declinando in una pacificata visione di se’.
L’ universo di Ishiguro, qui piuttosto dimesso, emerge solo a sprazzi nel profilo psicologico e relazionale del protagonista ( nella prima parte, piuttosto interessante ), nelle sue riflessioni e in poco altro, il resto pare una trama non trama che ha smarrito la propria connotazione più vera.

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