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Doppio viaggio e ritorno
Un uomo e una donna morente diretti ai confini del mondo, lunghi giorni di viaggio nell’estremo nord di un paese nordico, una coppia unita indissolubilmente, un legame a tempo e l’inizio di altro, un bimbo da adottare a suggello del proprio desiderio di genitorialita’.
Il treno avanza lentamente nel cuore di atmosfere innevate, sfuocate, notturne, ad attenderli un hotel dagli ampi saloni vuoti, freddi, bui, figure che si aggirano nella notte, una vecchia attrice che fatica a provare sentimenti, che per guadagnarsi da vivere suona il pianoforte e canta nella Hall, un originale e giocoso uomo d’ affari, un barista enigmatico con una strana espressione dipinta sul volto.
La donna è stanca, dorme continuamente, la sola cosa che le concede un dolce riparo, la voglia di vivere l’ha abbandonata, il sonno la riconsegna alla persona che è stata, ancora sana, consapevole del poco tempo rimastole.
L’ uomo la guarda, anch’egli e’ stanco ma non trova riposo, si aggira nella hall dell’albergo inseguendo un po’ di sostegno, affacciandosi a figure eccentriche e legami inconsueti.
Una simbiosi assodata in pochi giorni restituisce altro, l’ impossibilità di una gravidanza a lungo cercata, inclinazioni omosessuali, un certo egoismo sentimentale, a contorno una figura misteriosa sembra promettere una guarigione miracolosa e un cambio di rotta.
Lentamente l’ uomo e la donna ritornano al passato svelandosi per quello che sembrano non essere, lui nega l’evidenza e le proprie inclinazioni sessuali, nascosto a se stesso e ricercando complicità, ignorando la verità visibile agli occhi altrui, la donna, improvvisamente, pare cambiata, convinta della propria guarigione, rincorrendo una prospettiva del tutto diversa.
Un rapporto che inevitabilmente si guasta, insieme al proprio desiderio condiviso, nell’ incertezza di un’epoca buia in cui nessuno riesce a trovare la via di casa.
Che cosa è realmente successo? Non si sa, qualcosa di diverso, di straordinario, forse solo un desiderio inconscio o un artificio, di fatto la donna ha smarrito ogni forma di autocontrollo, si sente libera, desidera essere finalmente se stessa, assaporando i giorni rimasti nella serenità di un sentimento condiviso che respinge la semplice gentilezza dell’altro.
L’ uomo è confuso, vacilla, cade, si rialza, sembra rivivere un lutto non ancora interiorizzato per tornare alla vita sotto una prospettiva diversa.
Di certo una nuova vita può, nei limiti del probabile, subentrare senza gli errori del passato, evitando il giudizio e la colpa per quello che non è stato e per un atteggiamento egoistico, prendendosi cura dell’ altro, colmandone il senso di vuoto e la solitudine nel respiro disinteressato del proprio amore.
Come Peter Cameron ci ha abituati, tra atmosfere sommerse e romanticamente esposte e l’uso di un linguaggio evocativo, i suoi personaggi si nutrono di interiorità, in un percorso che scava nelle loro vite estraendone verità nascoste. I sentimenti faticano a decollare, l’ incertezza prevale, un senso di smarrimento incombe, sogno e realtà mescolati in un equilibrio precario che genera un cortocircuito.
Il romanzo si addentra in un mondo fiabesco tra personaggi solo apparentemente impalpabili, un viaggio nel viaggio tra sentimenti sbiaditi al cospetto di una apparenza diversa.
La donna vorrebbe essere lasciata andare, sentirsi finalmente se stessa, essere amata, ormai è tardi e non le resta che proiettare i propri desideri, l’uomo vorrebbe amare ma non ne è capace, ancora sconosciuto a se stesso, fino a quell’evento catartico e miracoloso che lo proietta in una neo dimensione e in un futuro di padre tutto da scrivere.