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Niente di nuovo sul fronte occidentale
 
Niente di nuovo sul fronte occidentale 2020-12-26 06:33:36 68
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Stile 
 
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68 Opinione inserita da 68    26 Dicembre, 2020
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Umana dissolvenza

Prima, dopo, durante, pezzi di umanità ridotti a brandelli, anime morte e vite prosciugate di compassione attraversando la guerra, giorni interminabili in trincea, una disumanizzazione che ne ha cambiato l’ essenza, rimosso il passato e azzerato il futuro, invecchiati per sempre, annegati in un presente di giovinezza che avrebbe meritato altro.
Diciannovenni sani e forti, partiti dalla stessa aula di scuola per andare al fronte, imbevuti di idee confuse che avrebbero conferito alla vita e alla guerra un carattere ideale e quasi romantico, indottrinati da un maestro follemente intriso di niente, sottratti ai propri sogni sulla soglia dell’ esistenza, indirizzati allo stupore del bello e d’ improvviso gettati laddove tutto cambia per sempre.
Al fronte si cresce velocemente in una lotta senza speranza che svuota cuore e mente sovvertendo le priorità al servizio della patria, li’ è impartita la più raffinata educazione di caserma, si diviene duri, spietati, vendicativi, rozzi, diffidenti, qualità indispensabili per sopravvivere, adattandosi a ciò che la guerra ha prodotto di meglio, il cameratismo.
Contorniati e soggiogati dal terrore della morte senza essere ribelli, disertori e vigliacchi, si avanza con coraggio, imparando a distinguere e sapendo che il mondo che è stato non sopravviverà, terribilmente e spaventosamente soli, e da soli si deve sbrigarsela.
A casa si sono lasciate un fascio di poesie, l’ inizio di un dramma, letture, parti di se’, quel poco che si aveva, i genitori, la scuola, qualche ragazza, un po’ d’ entusiasmo, di questo non è rimasto più niente, induriti in una forma strana e dolorosa, nonostante non ci si senta più capaci di tristezza, identificato il concetto di patria nella rinuncia alla personalità.
Chi è quel giovane soldato che ci guarda, che cosa rappresenta, crede, pensa, e dopo la sua morte, da noi indotta, chi gli sopravvivrà, se non i resti di una famiglia?
Come si ritornerà a casa, non più giovani, dei profughi che fuggono da loro stessi, diciottenni costretti a sparare contro il mondo e l’esistenza, colpiti al cuore, esclusi dall’attività’, dal lavoro, dal progresso, che credono nella guerra?
La casualità spinge alla sopravvivenza e rende indifferenti, trascinati da un’onda che moltiplica le proprie energie e rende crudeli, briganti, assassini, ...” anime morte che hanno perso ogni compassione, viaggiatori di passaggio nel paesaggio della loro giovinezza “... rozzi, tristi, superficiali, perduti per sempre, in giorni inconcepibili e ovvi.
Si può resistere ma non dimenticare e, una volta tornati dal fronte, comincerà la resa dei conti sulla vita e sulla morte, e i giorni e gli anni trascorsi in trincea rivivranno.
E allora, nella tremenda ansia di una madre si ritrova la propria calma e un mondo estraneo, logorati dentro, tutti parlano troppo, hanno preoccupazioni, scopi, desideri impossibili da concepire, i libri contengono parole ormai illeggibili e irraggiungibili e c’è un letto di ospedale che mostra il vero volto della guerra, ...” un viaggio senza ritorno dalla tragedia alla farsa “..., appesi a una fragile speranza, presto dissolta .
Questa la voce reale e sofferta di “ Niente di nuovo sul fronte occidentale “, pubblicato per la prima volta nel 1929 e considerato uno dei libri più veri sulla carneficina della Prima guerra Mondiale, testimonianza di una generazione che, quando sopravvissuta ai moderni strumenti di morte, ne è stata distrutta.
L’ edizione edita da Neri Pozzi si avvale delle bellissime illustrazioni di Marco Cazzato che restituiscono il dramma, l’ intensità e la lucida rappresentazione del fronte, accompagnandone, pagina dopo pagina, la cruda essenza e il senso insensato di ventenni per anni occupati a uccidere, ...” una prima e unica professione nella vita con un sapere limitato alla morte “..., resi inutili ed estranei a se stessi.
...” Che ne sarà di noi “.. si chiede il protagonista, Paul Baumer, appeso a una flebile speranza suo malgrado inevasa.

... mi alzo, sono contento, vengano i mesi e gli anni, non mi porteranno via più nulla. Sono tanto solo, tanto privo di speranza che posso guardare dinanzi a me senza timore. La vita, che mi ha fatto attraversare questi anni, è ancora nelle mie mani e nei miei occhi. Se io abbia saputo dominarla non so. Ma, finché dura, si cercherà la sua strada, vi consenta o non vi consenta quell’ essere che nel mio interno dice “ io “.

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Commenti

8 risultati - visualizzati 1 - 8
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Un libro così duro che fa male allo stomaco, si prova una pena in certi passaggi. Un libro che bisogna leggere, la letteratura ha il compito di far ricordare.
siti
26 Dicembre, 2020
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Ottima lettura, grazie per la segnalazione dell'edizione illustrata.
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68
27 Dicembre, 2020
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Sì, un condensato di cruda realtà, un libro necessario per capire la storia dal proprio interno e letterariamente assai valido
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68
27 Dicembre, 2020
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Molto bella questa edizione, sicuramente consigliata, riesce ad accrescere la realtà del contenuto
Mi è capitato di vedere in questi giorni il bel documentario di Peter Jackson "We Shall not grow old - Per sempre giovani", che può essere, con le sue impressionanti immagini sulla Grande Guerra", il corollario ideale di questa lettura. Complimenti per la recensione, Gianni.
Grazie Gianni, ottima recensione.
È un romanzo che devo assolutamente leggere.
Per quanto riguarda le trasposizioni cinematografiche, ricordo di aver visto la versione del 1979, ma non quella pluripremiata del 1930.
Recentemente ho letto che è previsto un nuovo remake, ambientato e prodotto interamente in Germania.
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68
28 Dicembre, 2020
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Grazie, il romanzo è molto difficile da trasporre al cinema proprio per la sua forza evocativa ed emozionale che si nutre di forza espressiva.
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68
28 Dicembre, 2020
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Grazie Giulio per la tua ottima segnalazione. In questo caso ottime le illustrazioni, difficile rendere un testo del genere ma credo che l’autore ci sia riuscito perfettamente.
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