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Umana dissolvenza
Prima, dopo, durante, pezzi di umanità ridotti a brandelli, anime morte e vite prosciugate di compassione attraversando la guerra, giorni interminabili in trincea, una disumanizzazione che ne ha cambiato l’ essenza, rimosso il passato e azzerato il futuro, invecchiati per sempre, annegati in un presente di giovinezza che avrebbe meritato altro.
Diciannovenni sani e forti, partiti dalla stessa aula di scuola per andare al fronte, imbevuti di idee confuse che avrebbero conferito alla vita e alla guerra un carattere ideale e quasi romantico, indottrinati da un maestro follemente intriso di niente, sottratti ai propri sogni sulla soglia dell’ esistenza, indirizzati allo stupore del bello e d’ improvviso gettati laddove tutto cambia per sempre.
Al fronte si cresce velocemente in una lotta senza speranza che svuota cuore e mente sovvertendo le priorità al servizio della patria, li’ è impartita la più raffinata educazione di caserma, si diviene duri, spietati, vendicativi, rozzi, diffidenti, qualità indispensabili per sopravvivere, adattandosi a ciò che la guerra ha prodotto di meglio, il cameratismo.
Contorniati e soggiogati dal terrore della morte senza essere ribelli, disertori e vigliacchi, si avanza con coraggio, imparando a distinguere e sapendo che il mondo che è stato non sopravviverà, terribilmente e spaventosamente soli, e da soli si deve sbrigarsela.
A casa si sono lasciate un fascio di poesie, l’ inizio di un dramma, letture, parti di se’, quel poco che si aveva, i genitori, la scuola, qualche ragazza, un po’ d’ entusiasmo, di questo non è rimasto più niente, induriti in una forma strana e dolorosa, nonostante non ci si senta più capaci di tristezza, identificato il concetto di patria nella rinuncia alla personalità.
Chi è quel giovane soldato che ci guarda, che cosa rappresenta, crede, pensa, e dopo la sua morte, da noi indotta, chi gli sopravvivrà, se non i resti di una famiglia?
Come si ritornerà a casa, non più giovani, dei profughi che fuggono da loro stessi, diciottenni costretti a sparare contro il mondo e l’esistenza, colpiti al cuore, esclusi dall’attività’, dal lavoro, dal progresso, che credono nella guerra?
La casualità spinge alla sopravvivenza e rende indifferenti, trascinati da un’onda che moltiplica le proprie energie e rende crudeli, briganti, assassini, ...” anime morte che hanno perso ogni compassione, viaggiatori di passaggio nel paesaggio della loro giovinezza “... rozzi, tristi, superficiali, perduti per sempre, in giorni inconcepibili e ovvi.
Si può resistere ma non dimenticare e, una volta tornati dal fronte, comincerà la resa dei conti sulla vita e sulla morte, e i giorni e gli anni trascorsi in trincea rivivranno.
E allora, nella tremenda ansia di una madre si ritrova la propria calma e un mondo estraneo, logorati dentro, tutti parlano troppo, hanno preoccupazioni, scopi, desideri impossibili da concepire, i libri contengono parole ormai illeggibili e irraggiungibili e c’è un letto di ospedale che mostra il vero volto della guerra, ...” un viaggio senza ritorno dalla tragedia alla farsa “..., appesi a una fragile speranza, presto dissolta .
Questa la voce reale e sofferta di “ Niente di nuovo sul fronte occidentale “, pubblicato per la prima volta nel 1929 e considerato uno dei libri più veri sulla carneficina della Prima guerra Mondiale, testimonianza di una generazione che, quando sopravvissuta ai moderni strumenti di morte, ne è stata distrutta.
L’ edizione edita da Neri Pozzi si avvale delle bellissime illustrazioni di Marco Cazzato che restituiscono il dramma, l’ intensità e la lucida rappresentazione del fronte, accompagnandone, pagina dopo pagina, la cruda essenza e il senso insensato di ventenni per anni occupati a uccidere, ...” una prima e unica professione nella vita con un sapere limitato alla morte “..., resi inutili ed estranei a se stessi.
...” Che ne sarà di noi “.. si chiede il protagonista, Paul Baumer, appeso a una flebile speranza suo malgrado inevasa.
... mi alzo, sono contento, vengano i mesi e gli anni, non mi porteranno via più nulla. Sono tanto solo, tanto privo di speranza che posso guardare dinanzi a me senza timore. La vita, che mi ha fatto attraversare questi anni, è ancora nelle mie mani e nei miei occhi. Se io abbia saputo dominarla non so. Ma, finché dura, si cercherà la sua strada, vi consenta o non vi consenta quell’ essere che nel mio interno dice “ io “.
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È un romanzo che devo assolutamente leggere.
Per quanto riguarda le trasposizioni cinematografiche, ricordo di aver visto la versione del 1979, ma non quella pluripremiata del 1930.
Recentemente ho letto che è previsto un nuovo remake, ambientato e prodotto interamente in Germania.
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