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La sciagura di chiamarsi Skrake
 
La sciagura di chiamarsi Skrake 2020-12-21 12:40:18 68
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68 Opinione inserita da 68    21 Dicembre, 2020
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Fortunata disgrazia

Un viaggio in un secolo di storia famigliare, tre generazioni di Skrake a confronto all’ interno della lucida follia dei protagonisti nella tormentata storia dello stato finlandese, tra guerre intestine e alterne alleanze filo europee.
Kjell Westo, noto scrittore e giornalista finlandese contemporaneo di lingua svedese, da’ voce al protagonista, Wiktor Skrake, che ricostruisce la propria origine tra sbalzi temporali, vizi e virtù, consapevole che la storia è solo una fiaba crudele e irresponsabile e, come recita un vecchio adagio finlandese, ... “ tutto è in prestito “..., a noi attribuirle senso e contenuto.
Lo fa servendosi di una prosa fluida e scanzonata, che non si prende troppo sul serio, intrisa di aneddoti, humour, paradossi, sbalzi umorali nella tragicommedia della vita.
La trama approfondisce le vicende del nonno Bruno, capostipite della famiglia e imprenditore di successo, uomo facoltoso, dello zio Leo, che crede negli alieni e gira in bicicletta, amante dello spazio, con una grande voglia di vivere e una conoscenza enciclopedica, poeta e insegnante di sensibilità sopraffina e carismatica presenza, del padre Werner, dedito alla pesca e al lancio del martello, all’ adorazione di Elvis Presley e di Jurij Gagarin, sfortunato protagonista con una nomea di sciagurata follia che lo inseguira’ fino alla morte.
Un mondo di frottole che aiuta a chiarire l’essenza degli Skrake, il desiderio del protagonista di soffermarsi sulla propria vita e su quella del padre, da cui discende direttamente, di quella somiglianza acclarata e deviante che ricerca una stabilità a lui necessaria.
Viaggiando nel tempo Wiktor si chiede cosa abbia reso tale la sua famiglia e che cosa in particolare nasconda l’ instabilità paterna, un disadattamento e una fuga con uno sguardo disincantato sul mondo, inserita nel cuore della storia e dei suoi cambiamenti.
Gesta simboliche e mitologiche in cui convivono leggerezza e profondità, normalità e follia, nella buffa ripetizione degli stessi errori, nel cercare il lancio perfetto, la trota più grande, lo scritto più poetico, riparo ed espiazione dai mali del mondo e da una famiglia intrisa di eccessi e dicotomie.
Wiktor, trasferitosi a Helsinki ancora diciassettenne, ha avuto molte donne ma non si è mai sposato, non ha figli, ha studiato arte e sociologia ma non si è mai laureato, un misto tra giornalista e pubblicitario, da sempre filosofo e artista che non distingue tra sogno e realtà.
Oggi vediamo un manipolatore di anime, la sua e quella degli altri, erede di una casa che odia, figlio della terza generazione di Skrake di Roberga, un uomo che ha introiettato la maggior parte delle fisse di Werner.
Forse tutto sarebbe cambiato se suo padre non fosse stato colpito dal proprio destino, dalla inverosimile capacità di provocare catastrofi, una persona dai molti talenti che non ha saputo incanalare, con occupazioni varie, all’inseguimento di strade solitarie, in perenne conflitto con il mondo e con il tempo, un uomo che ha cominciato ad affrancarsi dalla realtà e a sparire per giorni interi, in preda ai propri fantasmi, fino a quando si è arreso dimenticando il carattere irruente del passato.
Wiktor presto si innamorerà della corsa, un modo per liberarsi in aria, si trasferirà a Helsinki per acquistare libertà e anonimato, non per essere trascinato nel pantano della storia della sua famiglia. Qui precipiterà sempre di più nella città, nella sua luce e nelle sue tenebre, conoscendo uomini e donne che in futuro avrebbero fondato aziende, dato vita a campagne pubblicitarie, scritto libri e pezzi teatrali.
E si chiede come sarebbe stata la sua vita cittadina e se sarebbe stato diverso qualora il nome dei suoi antenati non si fosse legato ai loro fallimenti.
Chissà, di certo il presente lo ha immunizzato dalla smodatezza del passato, chiarendo che amore e amicizia prevalgono su vanità’ e biologia e che un amore condizionato non può esistere, anche se alcuni tratti si portano dentro.
Nel mentre un anno è passato, un’ esperienza intensa di scrittura e di vita.


...” Il sole è basso, le poche nuvole serali sono bordate di giallo oro. Il vento soffia da stamattina, una brezza costante dal mare. Dalla finestra vedo la chiazza verde chiaro delle poche piante latifoglie sui Sydholmar. L’acqua del mare è fredda, così fredda che di sicuro i Pesci d’ Argento sono ancora lungo le spiagge degli isolotti. Prima che cali il buio ho intenzione di uscire a tentare la fortuna “....

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